Supera i tuoi processi verso la maturità – Fratello Maicon Rosseto
In queste settimane, abbiamo ricevuto una Parola profetica che ci indica chiaramente il senso profondo dell’essere entrati nella decade della bocca. Una decade in cui lo Spirito Santo userà la nostra bocca e meditando su queste cose lo Spirito di Dio mi ha invitato, già alcune settimane fa, a studiare diligentemente Giacomo 3. Un passo che ci parla molto della lingua e di ciò che è in potere della lingua. Il modo in cui la usiamo ci parla anche della nostra maturità e se è vero, come è vero, che Dio vuole usare la nostra bocca per gli altri, è altrettanto vero che vuole usarla per noi stessi. Come usiamo la nostra bocca?
In I Timoteo ** leggiamo che ciascuno di noi deve essere d’esempio, come prima cosa, nella parola: nel modo in cui parliamo.
Ma prendiamo Giacomo 3 ** che ci fa vedere che la perfezione, la maturità, risiede nel non sbagliare a parlare. Dio ci vuole maturi ed oggi parleremo di maturità perché prima che noi parliamo, è necessario essere maturi.
Il Regno di Dio è fatto di parole e se il nostro cuore è ripieno della Parola di Dio, la nostra bocca parlerà di questo.
Se il Regno è fatto di parole, è necessario che la chiesa sia matura nel parlare. La nostra bocca deve rappresentare Cristo.
Prendiamo Genesi 1:11-12 che in alcune versioni traduce erbe “verdi” con erbe “mature”. Dopo il caos, Dio dichiarò e la terra fu ubbidiente: erba verde, erba matura. Questa era l’intenzione originaria di Dio che crea prima l’erba matura e poi ciascuno porterà il suo seme. Prima la creatura matura e poi il seme: prima la maturità e poi il seme.
L’intenzione di Dio è la maturità: alcune volte vogliamo prima il beneficio del frutto perché ci serve qualcosa, la mano di Dio, senza però aver prima aver cercato il Suo volto, senza prima esser stati bocca a bocca con Lui. Alcune volte vogliamo il seme, ma come è stato creato l’uomo? È stato creato prima nello spirito e come tale “maturo”.
Dio prima parla della maturità e poi della facoltà di moltiplicazione e riproduzione. Parla prima di un prodotto maturo e solo dopo di un seme che ha un destino di moltiplicazione. Prima richiede la maturità nella nostra vita, ma non una maturità naturale (che è necessariamente parziale) ma la maturità di tutto ciò che è nello spirito (che, viceversa, comprende tutto il nostro essere).
Possiamo leggere Genesi 1:26-29 alla luce di questo e scoprire che la creatura fatta ad immagine e somiglianza di Dio, che è perfetto, che è “maturo”, non può che essere essa stessa matura. La creatura “creata” nello spirito e “formata” è creatura “matura”.
Dobbiamo crescere verso il livello di maturità a cui Dio ci chiama per poterci dare ciò che, da maturi, potremmo ricevere ed amministrare.
Dio cerca la maturità perché chi è maturo può parlare in modo “creativo”: nel senso che ciò che proferiamo parole che producono effetti.
Una persona matura ubbidisce e sa come produrre è una persona matura sa come aspettare. Una persona matura riconosce il proprio tempo e la propria stagione ed ha la capacità di influenzare.
Se volgiamo influenzare chi ci sta attorno, dobbiamo maturare. Quando la Parola di Dio ci parla di Cristo formato in noi, non ci sta forse parlando di Colui che è certamente maturo? Cristo in noi speranza di gloria!
Apocalisse 14 ** ci fa vedere un’immagine di tipo agricolo che ci parla di maturità: quando noi maturiamo, abbiamo una accelerazione nella nostra vita.
Per raggiungere la maturità dobbiamo passare alcuni processi e voglio parlarvi di questo: di queste quattro tappe che ogni Cristiano deve passare per giungere alla maturità nel carattere. Si tratta di processi che derivano dalla caduta: dopo essa tutta la creazione è entrata in processi perché nello spirito tutto è maturo e noi dobbiamo vivere la dimensione spirituale!
Prendiamo II Re 2:1-15 che ci fa vedere Elia prima del rapimento. Ci sono due storie parallele, perché si parla anche di Eliseo. I due arrivano a Ghilgal, luogo di molti sassi e pietre tondeggianti e la sappiamo (Giosuè 4:20) che in quel luogo era stato eretto un monumento che ricordasse il patto. Luogo di patto e separazione: quando conosci Cristo vieni separato dal resto del mondo perché il patto viene applicato nella tua vita. Quando ciò accade, veniamo trasportati, separati, dal regno delle tenebre alla luce. Il mondo, però, alcune volte, resta in noi, così come l’Egitto era rimasto dentro al popolo di Israele dopo la liberazione. Il processo del popolo, come sappiamo, è durato quaranta anni.
Ghigal, luogo di patto, separazione e consacrazione: questa è la prima tappa. La tappa della nostra consacrazione che spesso dura anni ed anni, in cui il mondo non riesce ad uscire da noi. Ma Dio vuole che andiamo avanti, che andiamo a Bethel.
Nel passo che stiamo esaminando, Elia ed Eliseo con lui, discendono a Bethel: luogo di rivelazione (Giacobbe, fuggendo da Esaù, si ferma a Bethel (che prima si chiamava Luz) e sogna la scala con gli angeli che salivano e scendevano).
Usciti dal processo di CONSACRAZIONE, arriviamo ad un livello in cui riceviamo RIVELAZIONE della Parola.
La fase successiva ci porta a Gerico: nel passo che stiamo leggendo, Eliseo segue con perseveranza Elia in questa città che è luogo di ostacolo per il popolo di Israele e quando ci sono ostacoli c’è una cosa da fare: camminare per fede. Quando hai la rivelazione della Parola, entri in un livello in cui devi CAMMINARE PER FEDE SU QUELLA PAROLA. Perché la parola va ubbidita: l’ubbidienza conduce a vedere i muri abbattuti, i muri della religiosità, dell’ignoranza, della paura, delle fortezze nei pensieri. Tu devi ubbidire alla Parola che ti è stata rivelata e devi camminare per fede su essa!
Sapete, per tanto tempo sono stato bloccato, fermo su una di queste “tappe”: tra il 2017 ed il 2018 ho attraversato un momento di depressione, una forte crisi in cui, anche se volevo leggere ed imparare di più, leggevo e leggevo molti libri, ma nulla cambiava nella mia vita. Era un deserto e devo dire che in quel momento mia moglie è stata molto paziente con me: spesso abbiamo discusso perché volevo che lei simpatizzasse con le mie sofferenze, ma lei diceva di non volersi accordare con le mie sofferenze…
Chiedevo al Signore il perché di tante cose e volevo lasciare tutto, ma ad un certo punto il Signore mi ha parlato: “Tu non metti in pratica la mia Parola, mi servi e basta… ci sono aree della tua vita in cui devi ubbidire…”. Ho compreso, così, che la mia disubbidienza stava rallentando il mio processo!
La Bibbia ce lo dice chiaramente: non dobbiamo essere solo degli “uditorio della Parola, ma persone che odono e mettono in pratica!
L’ultima tappa di cui ci parla il passo è quella del GIORDANO: luogo di morte e resurrezione. Luogo in cui, dopo aver camminato per fede, devi lasciarti andare alla guida dello Spirito Santo.
Il Giordano è il luogo in cui moriamo a noi stessi affinché Dio rinasca nella nostra vita.
Al versetto 9 Elia domanda ad Eliseo cosa volesse e lui risponde chiedendo una doppia porzione della sua unzione. Una cosa “difficile” risponde Elia, ma… “…se mi vedrai quando sarò portato via, lo avrai”.
Al versetto 11 abbiamo la conferma: Eliseo “vide”. Quando passiamo il Giordano, quando siamo morti a noi stessi, allora entriamo in una dimensione in cui possiamo VEDERE. Siamo esseri spirituali e gli occhi del nostro spirito devono aprirsi!
Ricapitoliamo: senza consacrazione non c’è rivelazione e senza rivelazione non puoi camminare in vittoria e senza morire a te stesso non puoi riconoscere il tempo della transizione. Il Giordano rappresenta anche il luogo della transizione, luogo di promozione.
Al versetto 12, Eliseo vedendo Elia sul carro, entra in un’altra dimensione e ti dico una cosa: non puoi vedere ed entrare nel nuovo se non rompi il vecchio. La veste di discepolo non gli serviva più. La veste di discepolo non era più la sua.
Al versetto 14, Eliseo prende il mantello, che rappresenta la paternità, là legalità di una posizione, il mandato.
Quale mantello stai usando? Se usi quello corretto, il mare si aprirà davanti a te e camminerai all’asciutto.
Nei versi successivi, vediamo che Eliseo, l’uomo che aveva affrontato e superato il processo, viene riconosciuto dagli altri: la sua unzione e l’autorità che Dio gli aveva dato viene riconosciuta.
A proposito del processo, voglio parlarvi dell’aquila. Un animale che vive molti anni e che affronta un processo molto difficile intorno ai suoi quaranta anni di vita. La cosa interessante è che durante il processo di rinnovamento fisico che questo volatile vive, la sua vista non cambia.
L’aquila viene “fortificata” da questo processo e nel suo occhio ci sono quattro membrane: la prima è quella che permette di vedere perfettamente è chiaramente, poi c’è la retina che permette all’aquila di guardare il sole senza difficoltà, poi c’è quella che le permette di vedere da lontano con grande dettaglio ed infine c’è la membrana che le permette di fissare l’obiettivo a distanza.
Una visione perfetta corrisponde ad una mente perfetta ed essa ti porta in un’altra dimensione. La nostra mente va rinnovata attraverso la Parola di Dio che è vivente ed efficace e che, come si legge in Ebrei 4, riesce a dividere ciò che è nella tua anima da ciò che è nel tuo spirito. Solo la Parola di Dio può fare questo e quando siamo collegati con essa, vediamo e viviamo in un’altra dimensione e la nostra mente diventa perfetta.
A me piace vedere questa immagine dell’uomo maturo che riesce a vedere l’opera di Dio nella propria vita. Perché Dio desidera ardentemente questo per noi: che entriamo nel Suo proposito.
Sapete, se c’è una cosa che mi fa paura è l’idea di sentirmi domandare, un giorno, dallo Spirito Santo “tu cosa ci fai lì?”. Paura di trovarmi lontano dal Suo proposito, perché io voglio essere l’albero maturo che porta frutto in ogni stagione: nell’ambito spirituale questa cosa innaturale avviene!
In Geremia ** leggiamo di un albero piantato presso la Parola, con foglie sempre verdi, che non cessa di portare frutto.
Nella versione AMPLIFIED questo passo dice: che chi confida sui propri ragionamenti, sarà come un arbusto che non riconoscerà il bene e dimorerà nei luoghi aridi. Beato è invece chi confida nel Signore perché egli sarà come un albero piantato presso l’acqua: uno che vive basandosi sulla Parola come propria unica autorità e risorsa.
Io credo che in questa stagione raccoglieremo ciò che abbiamo piantato e riavremo più di ciò che abbiamo perso!
Intimità con Dio significa anche che è lo spirito a governare la mente e ci sono cose, diverse dallo spirito, che mirano a governare la nostra mente. Cose che non ci permettono di vedere, fortezze che solo tramite la Parola possono essere abbattute, così che la nostra mente possa essere davvero rinnovata. Rinnovata in accordo a ciò che la Parola è e dice, non in accordo a ciò che di buono o cattivo abbiamo passato.
Tornando a Giacomo 3:6, vediamo che la lingua infiamma il “corso” della vita, il processo dell’esistenza umana: ciò che viene dalla nostra lingua può impedire qualcosa o farci oltrepassare qualcosa.
L’obiettivo è la maturità e ci sono due cose da tenere presenti: integrità e lavoro. Non possiamo giocare coi processi di Dio e io lo sto imparando. Perché quello che viviamo qui si ripercuote sull’eternità. Dobbiamo lavorare per raggiungere il proposito di Dio.