Preghiera e proclamazione profetica I #Apostolo Beniamino Cascio
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Preghiera e proclamazione profetica
Apriamo la celebrazione con alcune testimonianze.
Prendo spunto da quello che è stato per me il tempo del ritiro per dare testimonianza di come il Signore si sia presentato a me come Padre e di come questo mi abbia fatta entrare nell’abitudine di vivere nel soprannaturale, soprattutto sul lavoro, perché lavoro con i malati e questo è per me occasione quotidiana di “trafficare” l’amore di Dio, la grazia del Signore che ci ha provveduto la guarigione. Ho dovuto affrontare difficoltà ed opposizioni, perché decidere di fare la volontà di Dio, nel naturale, “costa”, ma io so che il mio Dio è davvero grande ed ho la gioia di vederlo e sperimentarlo ogni giorno.
(Sorella Mariella)
In questo ritiro ho ricevuto alcune rivelazioni su diverse pagine della Scrittura e posso testimoniare diversi miracoli anche creativi, tra cui quello di una sorella che da quindici anni viveva con il catetere per urinare perché non aveva più la vescica e che è riuscita dopo anni ad urinare senza ricorso ad essa. Quello che il Signore mi ha detto è che porterò frutto nella mia vecchiaia ed anche se non mi sento affatto vecchio so che per me inizia un nuovo tempo, in cui voglio dedicarmi di più al Regno.
(Frat. Roberto).
Ieri sera, rientrando, ero quasi triste, perché è stato un tempo davvero bellissimo. L’Apostolo Lirio ci ha dato molto materiale su cui meditare, per me è stata una esperienza meravigliosa e sono contento, dopo dieci anni che non partecipavo più a ritiri, di esserci stato.
(Frat. Carmelo)
Sono arrivata a questo ritiro un po’ travagliata e posso dire che oggi Dio è come il mio sposo a cui chiedo indicazione per ogni cosa, la mia ancora. Sono arrivata aggravata da molte preoccupazioni per il tempo del mio rientro, ma appena rientrata ho avuto la sorpresa che mio padre, molto legato alla religione, venendomi a prendere mi ha chiesto di questo tempo e so che il Signore mi ha dato una strategia per arrivare al suo cuore. Quando ieri mattina l’Apostolo Beniamino ha chiamato tutti i pastori presenti, ho avuto una visione di un grande Padre sotto la cui barba eravamo tutti. Per me è stata una visione molto bella. In questo ritiro ho imparato che non mi tirerò più indietro quando avrò occasione di ubbidire al mandato che Gesù ha dato di operare nel soprannaturale
(Sorella Tiziana).
Abbiamo vissuto molte cose e le cose dello spirito si raccontano difficilmente. Sono partita per fede, perché nonostante abbia avuto difficoltà in casa, sentivo di averne bisogno: avevo sete della presenza di Dio. Voglio esortare la chiesa a cogliere gli appuntamenti divini come questi, per andare nella profondità della Parola di Dio.
(Sorella Linda).
*
Questa mattina desidero ricordare attraverso quale parola il Signore ci ha visitato in questi giorni di ritiro. I ritiri sono un po’ come quando Mosè e gli anziani si ritirano per stare alla presenza di Dio e la visione di Tiziana mi ricorda il Gran Vegliardo, il tre volte santo da cui viene santità, purificazione, giustizia. Il bianco della visione mi parla proprio di questo. Senza giustizia non potremmo ricevere alcuna salvezza e se non ci fosse stato un atto di giustizia (che dice quale è la condizione e pone la condanna) non potrebbe esserci la grazia compiuta attraverso io sacrificio di Gesù sulla croce.
Abbiamo iniziato il ritiro dichiarando che Dio ha preparato cose nuove, cose che non vediamo ancora, ma che stanno per accadere.
Il cuore della rivelazione è l’opera che Gesù ha compiuto sulla croce per amore. Tutta l’umanità, potenzialmente, è salvata, ma sappiamo che occorre credere col cuore e confessare con la bocca per far passare la salvezza da “legale” a “reale”.
Abbiamo sentito insegnare sulle sette dimensioni del soprannaturale: la base è la fede. Tutto comincia con la fede, senza la quale è impossibile piacere a Dio. Tutto quello che “aggiungi”, lo aggiungi alla fede, senza la quale viviamo nel razionale, nel naturale. Per manifestare la Parola nella nostra vita, serve la fede: certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.
Quando parliamo di segni, prodigi e miracoli, di ciò che è nella dimensione dell’invisibile che vogliamo vedere arrivare nel visibile, parliamo di cose che arrivano camminando per fede.
Dopo la fede l’unzione e dopo il mantello la presenza (con i quattro livelli). Dopo la presenza il miracoloso a cui segue la Gloria ed infine la parte più alta: l’Amore (agàpe) di Dio.
Abbiamo ricevuto un insegnamento, che desidero trasmettervi, sull’importanza di vivere nel timore di Dio. Molti di noi vivono nel timore di altre cose, ma solo il timore di Dio ti permette di vivere alla Sua presenza. Solo se ne hai timore percepisci la Sua presenza e se percepisci la presenza di Dio di certo non ti lamenti di Lui! Attenzione alla lamentela che porta maledizione! Sei nato di nuovo e sei stato benedetto in Cristo Gesù e quello a cui sei stato chiamato è la benedizione! Questo non è un consiglio, ma un comando! Il miglior modo per amare il prossimo è dichiarare benedizione sulla vita delle persone. Siamo stati chiamati a questo affinché ereditiamo, qui ed ora, benedizioni! Benedite le vostre case, proclamate parole di benedizione.
Torno al timore di Dio: esso ti fa vivere alla Sua presenza e ti assicura, ti protegge. Ce lo attesta il Salmo 23: quando so che Dio è con me, cammino sicuro in ogni circostanza. Il timore di Dio porta la presenza e questa ci fa percepire quello che Dio è: amore! Di conseguenza, se Dio è presente, è Lui che ci guida. Mosè ha chiesto a Dio la presenza, perché desiderava la guida permanente.
La presenza è anche provvidenza e torniamo in questo ancora al Salmo 23: …tu apparecchi la mensa davanti ai miei nemici…
Il timore di Dio porta anche “franchezza” nel parlare. Ricordiamo Elia, quando andò dal Re e gli disse che non sarebbe più caduta la pioggia a motivo dell’idolatria. Provate voi ad andare al cospetto di un potente e dichiarare quello che ha dichiarato Elia! Arroganza? No, franchezza. Elia viene presentato come “quello che sta alla presenza di Dio” e questa era la base della franchezza di Elia.
Quando hai timore di Dio, hai certezza che la tua preghiera è ascoltata. Non è detto che Dio risponda in accordo ai nostri desideri, ma Dio risponderà in accordo alla Sua volontà.
Infine, il timore di Dio è il principio della sapienza, come ricorda la conclusione di Ecclesiaste. Quando hai una santa riverenza nei confronti di Dio, sai che Lui è presente, sai che Lui provvede.
Mentre eravamo al ritiro ho condiviso con i pastori e gli anziani la decisione di avere un tempo più proficuo nella preghiera, affinché attraverso essa si manifesti la potenza di Dio. Non fermiamoci solo alla prima preghiera, ma perseveriamo sulla rivelazione della volontà di Dio, finché quello che abbiamo ricevuto non sia manifestato.
Giacomo 5: 16 ci esorta a pregare gli uni per gli altri e ricorda che molto può la preghiera del giusto fatta con efficacia. Perché è specificato il fatto che la preghiera debba essere “fatta con efficacia”? L’efficacia è determinata da due cose: 1) il sapere quale sia la volontà di Dio per la situazione per cui stiamo pregando; 2) la perseveranza con cui preghiamo. Ecco perché è importante cercare la faccia di Dio per avere rivelazione della volontà di Dio.
Lo scopo della preghiera – quello che Gesù stesso ha rivelato ai discepoli quando Gli chiesero insegnamento sulla preghiera – è proprio quello rivelato dalle ultime parole: “che sia fatta la volontà di Dio”. Dobbiamo metterci in accordo con il Signore affinché si adempia la Sua volontà sulla terra. Questa è la preghiera: accordarci con la volontà di Dio. Il Signore desidera rivelarci la Sua volontà affinché compiamo passi di fede che siano in accordo con essa!
I Re 18:42-43 ci riporta ad Elia che prega affinché la pioggia torni: una preghiera che è intercessione in accordo con la volontà di Dio.
Così Achab risalì per mangiare e bere; ma Elia salì in vetta al Karmel, si piegò fino a terra e si mise la faccia tra le ginocchia, 43 e disse al suo servo: «Ora sali e guarda dalla parte del mare!». Egli salì, guardò e disse: «Non c’è niente». Elia gli disse: «Ritorna a vedere, per sette volte».
Il fatto che Elia si metta con la faccia tra le ginocchia ci fa comprendere che il profeta, in quel momento, si fa strumento di preghiera. Nel Salmo 109:4, se togliamo il corsivo, diventa io faccio…preghiera: io divento preghiera!
In cambio del mio amore, mi accusano, ma io faccio ricorso alla preghiera.
Questo sta facendo Elia in quel momento: si sta facendo preghiera.
La settima volta, il servo disse: «C’è una nuvoletta grossa come la palma di una mano, che sale dal mare». Allora Elia disse: «Sali e di’ ad Achab: “Attacca i cavalli al carro e scendi prima che la pioggia ti sorprenda”».
Solo “una nuvoletta”? No, era il segnale in base al quale Elia parla ad Achab. Il piccolo segno che viene da Dio è la risposta e diventerà miracolo. Quando Elia parla ad Achab parla per fede. Se hai ricevuto quale sia la volontà, prega in accordo ad essa: così funziona la fede!
Daniele 9:2-3
nel primo anno del suo regno, io, Daniele, compresi dai libri il numero degli anni in cui, secondo la parola dell’Eterno indirizzata al profeta Geremia, dovevano essere portate a compimento le desolazioni di Gerusalemme, è cioè settant’anni. 3 Volsi quindi la mia faccia verso il Signore DIO, per cercarlo con preghiera e suppliche, col digiuno, col sacco e con la cenere.
Daniele “scopre” attraverso i libri, ma volge la faccia a Dio per “cercarlo”. I miracoli, Dio li fa attraverso noi. Daniele vede che c’è l’adempimento di una parola, ma sapeva che c’era bisogno di qualcuno che si accordasse con Dio per liberare il popolo e subito cerca la faccia di Dio con preghiere, suppliche, con il digiuno, con il sacco e con la cenere e per questo motivo, il mercoledì, per tutti coloro che desiderano, di cuore, farlo, faremo digiuno e preghiera cercando il Signore. Lo faremo volontariamente, per avere una partecipazione di vero cuore. Non desidero “vedere” il vostro sacrificio, non ne avrete premio da me, ma desidero che chi lo faccia digiuni per vedere la potenza divina.
Daniele era abituato a pregare e sappiamo che neppure il decreto del re lo aveva fermato, nonostante i rischi a cui ciò lo avrebbe esposto. Daniele sapeva che se c’è una parola data da Dio, la potenza di Dio si manifesta accordandosi con essa in preghiera.
Infine, voglio ricordare che la fede funziona in forza del perdono che abbiamo ricevuto e che siamo chiamati a trafficare. Daniele è consapevole dell’importanza del perdono e così parla:
Così feci la mia preghiera e confessione all’Eterno, il mio DIO, dicendo: «O Signore, Dio grande e tremendo, che conservi il tuo patto e la tuamisericordia con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, 5 abbiamo peccato e abbiamo agito perversamente, siamo stati malvagi e ci siamo ribellati, allontanandoci dai tuoi comandamenti e dai tuoi decreti. 6 Non abbiamo ascoltato i profeti, tuoi servi, che hanno parlato nel tuo nome ai nostri re, ai nostri capi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese. (Daniele 9:4-6)
Osserviamo in modo particolare la perseveranza di Daniele che prega per ventuno giorni, fino all’arrivo dell’Angelo del Signore. La Scrittura, più avanti, ci fa sapere che la risposta era partita subito, fin dal primo giorno e che le opposizioni che aveva incontrato erano state vinte proprio in forza delle preghiere, perseveranti, di Daniele.
Domenica prossima vedremo l’importanza di proclamare, dai tetti, quello che riceviamo nella cameretta.