Onorare la Parola – Pastore Giovanni Di Sano

Onorare la Parola – Pastore Giovanni Di Sano

PDG PRATO WORHIP SERVICE 20 DICEMBRE 2020

Pastore Giovanni Di Sano

A ciascuno di noi può capitare di ritrovarsi “disorientati” come i discepoli che Gesù incontra sulla via di Emmaus. Cosa fa Gesù con costoro? Come li riporta nella giusta direzione? Compie un miracolo di “cambiamento”: mentre parlava delle cose che Lo riguardavano, permette che loro ricevano rivelazione di chi Lui fosse attraverso la Parola. 

La Parola non è solo il libro, ma abbiamo bisogno della guida dello Spirito Santo e di essere condotti dai ministeri che Dio stesso ha dato alla chiesa per il perfezionamento. 

La Bibbia parla di persone che hanno “prurito di udire”: Dio ama queste persone, ma se esse non Lo onorano, non saranno da Dio onorate. In altre parole, Dio ha offerto la salvezza a tutta l’umanità, ma la riceve chiunque creda in Gesù. Credere significa anche onorare ciò che Lui ha detto. Il tuo comportamento onora o no Colui che ti ha fatto delle promesse? 

La prima cosa che siamo chiamati a fare è proprio onorare la Parola.

Il libro che la contiene – proprio il libro – è stato onorato dal popolo di Israele. 

Noi diventiamo ciò che onoriamo e onoriamo ciò che “contempliamo” continuamente. Se io contemplerò la Parola di Dio una volta ogni tanto, allora con questa medesima frequenza avrò onorato la Parola e da essa sarò influenzato: è la mia vita, di gloria in gloria, si specchiera nella Parola. Per giungere, in un processo continuo, alla somiglianza con il Figlio di Dio.

Io e te, in ogni caso, siamo in continuo cambiamento: nessuno rimane uguale a se stesso. Si nasce in un certo modo, si cresce, cambiano cose interiormente ed esteriormente. Ma che direzione diamo al nostro cambiamento? 

Siamo stati fatti ad immagine di Dio, ma questo vale per lo spirito: la mia anima?

Più decidiamo di onorare la Parola, più le “assomiglieremo”. 

Come risponde Gesù alla tentazione? La Parola fatta carne risponde a satana con la Parola: con ciò che il popolo aveva già in mano! Ecco perché puoi rispondere anche tu allo stesso modo!

Matteo 4:4Ma egli, rispondendo, disse: «Sta scritto: “L’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio”».”.

Non è una risposta di “pensiero”, ma un esempio di azione che è possibile a ciascuno di noi: è qualcosa che Dio ha già dato e che possiamo già ora dichiarare! Va bene cercare la profezia e la parola nuova, ma non trascuriamo ciò che Dio ha già detto: ciò che Dio ci ha già dato!

Quando abbiamo un bisogno specifico, spesso cerchiamo risposte che Dio ci ha dato! Del resto, come dice il Salmo 119:89 “Per sempre, o Eterno, la tua parola è stabile nei cieli.”.

Giovanni era talmente “vicino” a Gesù da non vedere più Gesù, ma la Parola fatta carne. 

Molto spesso, ci si confonde tra ciò che è di Dio Padre e Figlio, ma la verità è che più ci accostiamo a Gesù, più conosciamo Dio Padre. 

La Parola è “stabile”: perché? Perché noi che viviamo nel tempo, sappiamo che esso “deteriora” le cose… Ma Dio parla dall’eternità e ciò che dice non muta e non cambia, perché Egli è fuori dal tempo e quando io e te ci accordiamo con la Parola, ci accordiamo con Colui che è nell’eternità. Prendiamo Isaia 55:10-11 “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, in modo da dare il seme al seminatore e pane da mangiare,11 così sarà la mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non ritornerà a me a vuoto, senza avere compiuto ciò che desidero e realizzato pienamente ciò per cui l’ho mandata.”.

In altre parole: nessuna parola che Dio ha dichiarato per la tua vita, mai e poi mai tornerà a vuoto! C’è un grande “traffico” di parola che si incontra e scontra con i “lupi” del dubbio: ma la Parola ha solo bisogno di un qualcuno che la riceva, qualcuno che la afferri e dichiari “è mia!”. La Parola che onori è da te “strappata” a forza e ricevuta! L’episodio della donna dal flusso di sangue ci parla proprio di questo prendersi cose che nessuno ci ha dato! 

Dichiariamolo che in questo anno vogliamo onorare la Parola!

Salmi 138:2Adorerò rivolto al tuo santo tempio e celebrerò il tuo nome per la tua benignità e per la tua verità, perché tu hai esaltato la tua parola e il tuo nome al di sopra di ogni altra cosa.”. 

Dio stesso onora la propria Parola al di sopra di ogni altra cosa: ecco perché in Osea leggiamo “il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza”. Dio vuole operare, ma non sempre “può” farlo perché alcune volte abbiamo “chiuso” la porta alla sua Parola. 

Gli ebrei avevano così in onore il libro che neppure osavano toccarlo: la lèggono, da destra verso sinistra, sfogliandola con un piccolo bastone.

Non ci dà questo il senso di un profondo onore? In Apocalisse 19:13 leggiamo “era vestito di una veste intrisa nel sangue, e il suo nome si chiama: “La Parola di Dio”.”. In Gesù, il nome e la Parola di Dio “combaciano”.

Ci sono altri due versetti che ci parlano di un agire pratico rispettoso della Parola e leggiamo proprio del libro che stava più in alto di tutto il popolo che, al momento dell’apertura, si alza in piedi in segno di onore (Nehemia 8:4-6). Al tempo di Giosia – come leggiamo in  II Re 22:8-17 –  abbiamo un altro episodio del libro che viene letto alla presenza del re. Quello che leggono non è un libro, ma è la Parola di Dio e la lettura diventa un ammonimento affinché il popolo si rimettesse a posto. 

Proseguiamo con un altro passo che ci parla del libro che viene “letto”: siamo al tempo della nascita di Gesù. Il passo – in Matteo 2:1-6 – ci fa vedere che scribi e farisei vengono a sapere della profezia di Michea “aprendo il libro”. Perfino i Magi sapevano di quell’evento perché ne avevano avuto notizia da Daniele che, in Persia, aveva pure lasciato un qualche seme di conoscenza…

Gesù stesso, come leggiamo in Matteo 3:16-17 – si sottomette alla Parola, sottoponendosi al battesimo di Giovanni: “E Gesù, appena fu battezzato, uscì fuori dall’acqua; ed ecco i cieli gli si aprirono, ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui; 17 ed ecco una voce dal cielo, che disse: «Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto».”. Alcune domeniche fa, abbiamo parlato dei cieli che si uniscono: nel Figlio, Cielo e terra si uniscono. 

Non siamo figli se non abitiamo, quotidianamente, nella casa del padre. È questa la più forte identità che dobbiamo agognare. Questa la più alta posizione cui ambire.

In Matteo 4:2-11 leggiamo delle tentazioni e vediamo che la maggior parte di esse riguardano proprio la sua identità di figlio: “E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3 Ora il tentatore, accostandosi, gli disse: «Se tu sei il Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4 Ma egli, rispondendo, disse: «Sta scritto: “L’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio”».”.

Gesù aveva legittimamente fame e la tentazione era quella di fare operare Gesù in maniera indipendente dal Padre: ecco perché Gesù risponde con le parole del Padre. Gesù, rispondendo in quel modo, chiarisce che la sua vita era per onorare la Parola che gli aveva dato un proposito.

Proseguiamo le lettura e vediamo che al verso 5, il nemico, che pure conosce la Parola, prova ad usarla contro Gesù: 

Allora il diavolo lo trasportò nella santa città, lo pose sull’orlo del tempio 6 e gli disse: «Se sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: “Egli darà ordine ai suoi angeli riguardo a te; ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché non urti col tuo piede in alcuna pietra”». 7 Gesù gli disse: «Sta anche scritto: “Non tentare il Signore Dio tuo”».”. 

La Parola va certamente conosciuta, ma praticata nella sua interezza, perché altrimenti rischiamo di prendere da essa ciò che ci conviene o ci piace (Giuda Iscariota, che era uno zelota, si era fatta una sua idea di quello che avrebbe voluto che fosse il seguire Gesù…). Proseguendo ancora, la tentazione è quella del potere:

Verso 8 “Di nuovo il diavolo lo trasportò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9 e gli disse: «Io ti darò tutte queste cose se, prostrandoti a terra, mi adori». 10 Allora Gesù gli disse: «Vattene Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e servi a lui solo”». 11 Allora il diavolo lo lasciò; ed ecco degli angeli gli si accostarono e lo servivano.”.

 Nella risposta di Gesù c’è qualcosa di fondamentale: Gesù sta dicendo “il mio potere non viene da me, ma da Colui che sto adorando”. Ecco perché poi satana se ne va. Nella tentazione, io e te siamo da soli e il modo di rispondere è la Parola che hai nel cuore, i rhema e le rivelazioni che abbiamo ricevuto. 

Ricevere la Parola è facile, ma è camminare su di essa che resta più difficile: perché si scontra con il nostro carattere!

Leggiamo Marco 4:13: “Poi disse loro: «Non comprendete questa parabola? E come comprenderete tutte le altre parabole?“. Perché Gesù ritiene questa parabola più importante? Perché essa accosta la Parola al seme e se non comprendessimo come Dio agisce attraverso la sua Parola, avremmo sempre in mente un credere di tipo “magico”, ma sarebbe, ed è, una bugia!

Quando riceviamo una parola da parte di Dio, dobbiamo vivere coerentemente con essa: non è facile ed ecco perché credo che nel 2021 ci sarà un grande sfoltimento perché Dio opera attraverso un residuo! 

Nello stesso giorno in cui Gesù spiega quella parabola, li mette alla prova chiedendo loro di passare dall’altra parte del mare e quando la tempesta viene, i discepoli non sono ancora pronti e si sgomentano: ma Gesù aveva detto loro che sarebbero passati dall’altra parte! 

Avere fede onora Dio, perché se ricevo la Sua Parola non do ascolto ad altro e permetto che la mia fede cresca. Romani 10:17afferma che La fede viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola di Dio.”.

Non è ciò che ascolto, però, a determinare un miracolo, ma ciò che sto onorando di ciò che ho ascoltato a determinarlo. Prendiamo 

Giovanni 4:43-54:Ora, passati quei due giorni, egli partì di là e andò in Galilea, 44 perché Gesù stesso aveva testimoniato che un profeta non è onorato nella propria patria. 45 Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo ricevettero, perché avevano visto tutte le cose che egli aveva fatto in Gerusalemme durante la festa, poiché anch’essi erano andati alla festa. 46 Gesù dunque venne di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva mutato l’acqua in vino. Ora vi era un funzionario regio, il cui figlio era ammalato a Capernaum. 47 Avendo egli udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, andò da lui e lo pregò che scendesse e guarisse suo figlio, perché stava per morire.”. 

Il funzionario regio onora Gesù facendosi un giorno di cammino per cercarlo.

Verso 48: “Allora Gesù gli disse: «Se non vedete segni e miracoli, voi non credete».”.

Gesù sta dicendo che non è il miracolo che attiva la fede, ma viceversa! La risposta del funzionario a quel “rimprovero” di Gesù dimostra che l’atteggiamento del funzionario è comunque remissivo e quando Gesù gli dice di andare perché il figlio sarebbe guarito, ubbidisce, crede, onora la parola che aveva ricevuto, nonostante non avesse una soluzione “visibile” al problema per cui si era mosso verso Gesù! Non aveva ancora visto nulla, eppure torna verso casa e mentre stava per rientrarvi, i servi lo rincorrono per dirgli che il figlio viveva ed ha conferma che, proprio nell’istante in cui aveva ricevuto la parola, Dio aveva già operato!

Verso 49: “Il funzionario regio gli disse: «Signore, scendi prima che il mio ragazzo muoia». 50 Gesù gli disse: «Va’, tuo figlio vive!». E quell’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù, e se ne andò. 51 Proprio mentre egli scendeva, gli vennero incontro i suoi servi e lo informarono, dicendo: «Tuo figlio vive». 52 Ed egli domandò loro a che ora era stato meglio; essi gli dissero: «Ieri all’ora settima la febbre lo lasciò». 53 Allora il padre riconobbe che era proprio in quell’ora in cui Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive»; e credette lui con tutta la sua casa. 54 Gesù fece anche questo secondo segno quando tornò dalla Giudea in Galilea.”.

Gesù, in realtà, non aveva fatto quello che quell’uomo gli aveva chiesto di fare, ma lo aveva messo in condizioni di credere e praticandola, onorare una parola!

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