Lode e Adorazione #Pastore Giovanni Di Sano
Una chiesa che cresce nella preghiera, nella lode e nella adorazione non può non vedere crescere il carattere di Cristo in ogni persona. La nostra comunità, la nostra chiesa, non si basa sul sacrificio di pochi, ma sul contributo di tutti ed abbiamo deciso di investire su questi pilastri ed è per questo che oggi voglio spendere del tempo per insegnare su lode ed adorazione.
Inizierò con la definizione dì lode. Per molti la differenza tra lode ed adorazione sta nel ritmo: più veloce quello della lode e più lento quello di un canto di adorazione. Ma non è così.
Cerchiamo quindi una definizione di lode e prendiamo il Salmo 48:10.
Come il tuo nome, o DIO, così la tua lode giunge all’estremità della terra; la tua destra è piena di giustizia.
In altre parole, tutta la terra è piena del nome di Dio che rappresenta la Sua gloria ed in tutta la terra “giunge”, arriva, la lode: la lode a Dio è una prerogativa della Sua chiesa. Tutta la creazione, dice la Scrittura, è una testimonianza continua della gloria di Dio, ma quando il popolo di Dio inizia ad aprire la bocca e Lo loda, Dio zittisce tutti e ascolta.
La lode è la proclamazione e la dichiarazione di chi Dio è: riconoscimento della grandezza di Dio, dei Suoi potenti atti, con espressione di giubilo, esaltazione, suono e musica. Non devi fare altro che dichiarare chi Dio è e farlo indipendentemente dalle circostanze. Da ora in avanti, se avrete da spiegare cosa sia la lode, potrete usare questo concetto.
Proclamiamo con la bocca, certamente deve essere coinvolto il cuore e deve esserci, alla base, la fede.
Sono anni che ascoltiamo predicazioni sulla lode e sulla adorazione, ma questo concetto deve entrare dentro di noi ed io desidero che oggi riceviate una accelerazione su questa rivelazione.
Parte integrante di questa predicazione è proprio un momento “pratico” di lode, dopo il quale il Past. Giovanni riprende così.
Il Salmo 89:15 parla dell’esperienza del grido di giubilo: il grido di vittoria.
Beato il popolo che conosce il grido di giubilo, o Eterno, perché esso camminerà alla luce del tuo volto;
Atti 8:26
Or un angelo del Signore parlò a Filippo, dicendo: «Alzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che da Gerusalemme scende a Gaza; essa è deserta».
Non sempre il campo di battaglia è un campo di battaglia. Certe volte è più corretto parlare di “proposito”. Dio spesso non ti tira fuori da certe situazioni, perché ha un proposito per te in quella situazione e quello che devi fare è piegare le tue ginocchia e ricevere rivelazione di quel proposito.
Filippo era in una strada deserta, non ne conosceva il motivo. Spesso ci troviamo su una strada deserta e ci facciamo mille domande: vorremmo sapere prima cosa Dio vuole fare, ma Lui ci ama talmente da disegnare la nostra vita in modo che possa perfettamente combaciare con il Suo proposito. Ecco perché spesso Dio ci rivela le cose passo dopo passo: perché se ci dicesse dove vuole portarci, proveremmo a fare le cose di testa nostra.
Forse Dio vuole che Gli chiediamo il perché ci troviamo in una data situazione e non che Gli chiediamo di tirarci fuori da essa. Impariamo a chiedere a Dio direzione.
Filippo era nel deserto perché doveva incontrare l’eunuco etipiope: non lo sapeva, ma avendo sperimentato l’ascolto di Dio nella tranquillità, riesce ad ascoltarlo anche in quella circostanza e quel che fa, quel che sperimenta, coincide con il proposito di Dio per quel momento!
Abbiamo detto cosa sia LODE, ma cosa è ADORAZIONE?
Adorazione è prostrarsi, inclinarsi in riverenza e rispetto, supplicando qualcuno che faccia qualcosa. Tutte le parole ebree e greche che parlano di adorazione hanno a che fare con una postura del corpo che rifletta la disposizione del cuore. In greco, adorazione rende il senso di un cane che si avvicina alla mano del proprio padrone e fedelmente gli bacia la mano.
Adorazione è una attitudine interna di umiltà, rispetto, riverenza a Dio dimostrato con un atto visibile nella postura del corpo, espresso attraverso il servizio ed il sacrificio, senza alcun pensiero di ricompensa o contraccambio.
Quale è lo strumento che Dio ci ha dato in mano per fare questo?
Spesso pensiamo di avere solo uno strumento “supplicativo”, ma così non è.
Giovanni 4:23-24 ci parla di Gesù che compie una deviazione nel suo cammino e nei pressi di un pozzo incontra una donna, una casalinga che era andata a prendere l’acqua per fare il suoi lavori in casa.
Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché tali sono gli adoratori che il Padre richiede. 24 Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».
Prima domanda: sei un vero adoratore o un falso adoratore? A quale categoria appartengo? Cosa ti attesta che appartieni alla categoria dei veri adoratori, anzi “chi” te lo attesta? Lo Spirito Santo!
Facciamo un passo indietro e leggiamo dal verso 7
Una donna di Samaria venne per attingere l’acqua. E Gesù le disse: «Dammi da bere», 8 perché i suoi discepoli erano andati in città a comperare del cibo. 9 Ma la donna samaritana gli disse: «Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?» (Infatti i Giudei non hanno rapporti con i Samaritani). 10 Gesù rispose e le disse: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere”, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva». 11 La donna gli disse: «Signore, tu non hai neppure un secchio per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? 12 Sei tu forse più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso, i suoi figli e il suo bestiame?». 13 Gesù rispose e le disse: «Chiunque beve di quest’acqua, avrà ancora sete, 14 ma chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete in eterno; ma l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che zampilla in vita eterna».
In altre parole, Gesù le dice “se avessi rivelazione di chi hai davanti, chiederesti qualcosa di più dell’acqua”. La nostra adorazione è in stretta relazione al livello di rivelazione che abbiamo di Dio. Ogni volta che scopri un aspetto nuovo di Dio, ogni volta che lo Spirito Santo ti rivela qualcosa di nuovo di Dio, ti si apre davanti un livello nuovo di adorazione.
La donna, inizialmente, risponde a Gesù dimostrando di non aver ancora compreso e parla della profondità del pozzo, ma Gesù le parla di acqua viva ed in questo dobbiamo approfondire il concetto: non parliamo di un’acqua che va bevuta una volta sola per non avere mai più sete, ma di un’acqua che, come il pane, è anche essa “quotidiana”: cioè quotidianamente provveduta da Dio!
Proseguendo, Gesù dice “voi adorate quello che non conoscete” ed in questo ci fa capire che tutti adoriamo, perché l’uomo è stato creato per adorare. L’essere umano, in sé, adora sempre qualcosa: è portato a farlo. Spesso le mamme “adorano” i propri figli o i propri mariti (che è diverso dal giustissimo “voler bene”), i ragazzi “adorano” un cantante o un personaggio sportivo e questo ci fa capire come sia insito in noi il bisogno che l’amore che abbiamo dentro abbia un oggetto da adorare, che sia rivolto a qualcosa o qualcuno. Possiamo adorare leggere, guardare la TV, possiamo adorare il cibo, ma tutto quello che è oggetto del tuo amore è ciò che stai adorando e quel che devi sapere è che prima o poi diventi quello che stai adorando.
Un bambino diventa esattamente quello che vede nella propria casa: quello che contempli stai adorando e quello che stai adorando tu diventi. Ecco perché dobbiamo cambiare l’oggetto del nostro amore, facendo in modo che l’oggetto del nostro amore diventi Dio.
Ecco perché Gesù dice alla donna “voi adorate quello che non conoscete”.
Se il tuo oggetto di adorazione è il tuo lavoro, sappi che il tuo lavoro potrà cambiare. Se metto ad oggetto del mio amore Dio, sto adorando Colui che non cambia!
Noi dipendiamo da ciò che contempliamo.
In II Corinzi 3:18 abbiamo letto che siamo trasformati contemplando la gloria del Signore
E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore.
C’è un luogo dell’adorazione che è una condizione spirituale: come ha fatto con Filippo o con Elia, lo Spirito Santo ti deve portare in un luogo spirituale: l’essere sinceri davanti a Dio attraverso la parola rivelata. Devi comprendere che devi lasciare un luogo ed andare in un altro luogo. Quando adoriamo, dobbiamo sentirci in un altro luogo: “trasportati”.
In Cristo Gesù, tutto il tempio si è trasferito dentro di noi che siamo tempio dello Spirito santo (I Corinzi 3:16).
Perché Dio cerca adoratori? Perché ci trasformiamo in quello che adoriamo: quindi lo fa per noi!
Abbiamo detto che l’adorazione, letteralmente, implica un cambio di postura. Ecco, parliamo di “postura”.
La prima postura, la vediamo nel Salmo 47:1 che inizia con una esortazione a battere le mani.
Battete le mani, o popoli; celebrate DIO con grida di trionfo.
Battere le mani è adorazione: quando battiamo le mani ad una persona, l’ego di quella persona ne esce rinforzato.
Seconda postura è l’acclamare con grida di gioia.
Terza postura la leggiamo in II Samuele 6:14: Davide che danzava.
Davide danzava con tutte le sue forze davanti all’Eterno, cinto di un efod di lino.
Quarta postura: Esodo 4:31.
Così il popolo credette. Essi compresero che l’Eterno aveva visitato i figli d’Israele e aveva veduto la loro afflizione; e si inchinarono e adorarono.
L’inchinarsi è un’altra postura. Spesso, quasi istintivamente, inchiniamo il capo.
Ecco, parliamo di queste cose per capire che quando adori, tutto può accadere, tutto puoi fare, tranne che rimanere nella stessa postura di prima.
Il Salmo 63:4 parla di “alzare le mani”: le mani si alzano solo davanti a Dio, per benedirLo e ringraziarLo. Spesso, chi arriva in chiesa per la prima volta, viene colpito da queste mani alzate, ma è un gesto scritturale, non religioso!
Il Salmo 143:6 parla di mani “protese” verso Dio. Non è la stessa cosa di “alzare le mani”: le mani protese ringraziano ed accolgono.
In II Cronache 6:13 troviamo un altro cambio di posizione: inginocchiarsi.
(Salomone infatti aveva fatto costruire una tribuna di bronzo, lunga cinque cubiti, larga cinque cubiti e alta tre cubiti, e l’aveva posta in mezzo al cortile; egli vi salì, si inginocchiò di fronte a tutta l’assemblea d’Israele, stese le mani verso il cielo),
Tu non ti inginocchi se non davanti a qualcosa che adori. Non ti inginocchi a meno che non sia coinvolto il tuo cuore. Nelle nostre chiese abbiamo abolito gli inginocchiatoi, perché l’inginocchiarsi era diventato un gesto meccanico, religioso, ma inginocchiarsi appartiene a Dio, perché verrà un giorno in cui non tutti applaudiranno, non tutti alzeranno le mani, ma tutti piegheranno le ginocchia davanti a Dio. Quando il tuo cuore ti porta ad inginocchiarti, stai dicendo a Dio “tu sei il Signore”.
Efesini 3:14 ci parla di Paolo che piega le sue ginocchia.
Per questa ragione, io piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signor nostro Gesù Cristo,
Perché oggi poche persone si inginocchiano? Forse perché è più facile “mentire” con l’applauso o con le mani alzate, ma per inginocchiarti, il tuo cuore deve essere sincero.
Ultima posizione: “prostrarsi con la faccia a terra”. Coricati con la faccia per terra. La faccia per terra: in questa posizione stai dicendo a Dio “sono senza difese, vulnerabile, puoi passarmi anche di sopra e non mi interessa altro, perché la mia attenzione è su di Te ed io ascolto solo la Tua presenza”. Per un ebreo, prostrarsi significava mettersi al servizio.
Redazione a cura di Fabio Pecoraro