Il terreno del cuore – Pastore Giovanni Di Sano
PDG PRATO WORSHIP SERVICE – 05 luglio 2020
Predica Past. Giovanni Di Sano
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“Il terreno del cuore”
Tutti noi vorremmo avere un cuore diretto, indirizzato, verso Dio, ma quanti di noi si chiedono realmente in che direzione è indirizzato il proprio cuore?
Chi ama Dio con tutto il cuore, come dice Gesù stesso in Matteo, è colui che Lo ama “con tutto il proprio cuore, con tutta la propria mente, con tutta la propria anima e con tutta la propria forza” (Matteo 22:37).
Come mai Gesù non parla di amare con tutto il proprio spirito?
Quando Gesù parla a Nicodemo del Regno di Dio, ne parla come di un Regno che non si può vedere, perché è invisibile (ma c’è!). Un regno che può vedere solo chi è nato di nuovo e quando lo vedi, se non nasci di acqua e di spirito, non puoi entrarci.
Anche parlando a Pilato Gesù parla di un regno invisibile: c’è, ma non si vede.
Ecco, io e te stiamo vivendo, stiamo respirando aria che non vediamo, che non percepiamo, ma che c’è e questo è sicuro perché se non ci fosse non staremmo vivendo! Gesù non parla di amare con tutto lo spirito perché dà per scontato che chi è nato di nuovo possiede già uno spirito perfettamente accordato con Dio. Il nostro spirito è ad immagine e somiglianza con Dio perché nasce direttamente da Lui, ma tutto il resto si deve accordare per amare Dio.
Capita spesso che la nostra anima non sia accordata con il nostro spirito e decide di rimanere ferita, chiusa in un angolo finché non giunga il momento che (noi) abbiamo deciso per ricevere quella guarigione che non dipendono, però, da un evento particolare, ma che Dio ha promesso e che la nostra fede dovrebbe farci prendere quando ne abbiamo bisogno, senza aspettare chissà cosa!
Accordare la nostra anima, ma anche la nostra forza: acquistando in Dio forze che non sapevamo di avere e che Lui stesso ci dà per attendere agli impegni che abbiamo scelto di prendere per Lui!
Avere un cuore indirizzato verso Dio significa amarLo con tutto il cuore, la mente, l’anima e la forza e farlo con entusiasmo!
Questa mattina, vedremo perché alcune volte questo non succede.
Gesù dice, in Giovanni 14:15, che amare significa “osservare”i Suoi comandamenti che non sono i dieci comandamenti, ma due: amare Dio e amare gli altri.
In altre parole, Gesù fa una promessa: se ti impegni ad amarmi (con tutto il tuo cuore, forza, mente ed anima) allora ti verrà facile e sarà un frutto per te obbedire la Parola.
Gesù mette enfasi sul rapporto tra quello che Lui dice e l’ubbidienza perché se c’è una differenza tra quello che Lui dice e quello che noi mettiamo in pratica, il frutto che raccoglieremo non sarà quello promesso. Più sei pronto a mettere in pratica quello che ascolti, più frutto raccoglierai!
Il Dio che ci rivolge questa promessa, è Colui che ha detto “sarò con voi” per tutta la vita: questo vuol dire che con Dio io e te facciamo una strada, fatta di tappe che conducono al Suo proposito. Tappe fatte di vittorie, ma anche di momenti di prova e maturazione: un percorso in cui siamo chiamati a comprendere “Emanuele”, Dio è con noi continuamente, lungo il percorso!
Dio ha un proposito per ciascuno di noi, ma alcune volte siamo così concentrati sul punto di arrivo che ci perdiamo pezzi interi del percorso, ma se dico di amare Dio con tutto il cuore, la mente, l’anima e la forza, la mia ubbidienza viene dal fatto che Lui è più importante di qualunque delusione, di qualunque amarezza, stanchezza, tradimento, Dio è al primo posto!
Ma allora se non ci viene facile ubbidire è perché non amiamo Dio pienamente? Si: vuol dire che il nostro amore verso di Lui non è ancora del tutto accordato in una o più delle quattro aree di cui dicevamo.
C’è sempre un lato di noi che combatte contro di noi. Noi siamo morti la peccato, ma esso non è morto e per tutto il tempo che saremo sulla terra saremo sempre tentati per peccare ed è l’avversario che ci tenta. Ma alla tentazione si risponde solo ed esclusivamente attraverso la Parola di Dio che risiede nel tuo cuore: che risiede, non che passa e va. Che risiede e che ha fatto casa nel tuo cuore, nella tua mente, nella tua forza e nella tua anima.
Vi sembrano cose ovvie? Forse lo sono, ma sono le cose ovvie che spesso manchiamo e che non ci permettono di arrivare alla cos’è più grandi!
Cose come la promessa della Shalom di Dio che è qualcosa di molto più alta e profonda della pace secondo il mondo! Gesù parla di una Shalom che risiede costantemente nella nostra vita: non qualcosa che passa per le poche ore che stiamo in chiesa, come un momento di ricarica che però esaurisce presto il suo effetto, costringendoci ad un continuo saliscendi spirituale! La domenica non dovrebbe essere un pit-stop, dovrebbe essere un’aggiunta continua, per un continuo salire e salire!
Se la nostra fede funziona come uno YO-YO non ci è possibile ricevere!
C’è un episodio, in Giovanni 6, in cui dopo che molti discepoli ebbero abbandonato Gesù per il Suo parlare “duro”, difficile da comprendere, Pietro Gli risponde dicendo “dove andremo, solo tu hai parole di vita eterna!”. Solo con te comprendiamo la Shalom della vita eterna, ma c’è sempre questo combattimento tra quelli che vuoi e non vuoi fare , ma Dio ci ha dichiarato più che vincitori!
Galati 5:16 ci ricorda che carne e spirito hanno desideri opposti e nella versione LPV leggiamo: “perché, per istinto, a noi piace fare certe cose che sono proprio il contrario di ciò che lo spirito santo ci insegna e le buone cose che desideriamo fare quando lo Spirito Santo ci guida sono esattamente il contrario dei nostri desideri naturali. Queste due forze, dentro di noi, sono sempre in lotta fra loro e così non possiamo fare ciò che vorremmo”.
C’è un combattimento continuo nella nostra vita e ciascuno di noi può essere più o meno sensibile di altri rispetto a certe aree. Alcuni si deprimono facilmente, altri si arrabbiano facilmente, alcuni altri sono sensibili al richiamo del pettegolezzo o dell’ingordigia… Io e te combattiamo, ogni giorno, con qualcosa e se sono anni che combattiamo con la stessa cosa è solo perché non abbiamo ancora imparato a prendere ciò con cui combattiamo e mettercelo sotto i piedi! Magari non sarà una volta e per sempre, ma fin tanto che quella cosa si riproporrà, noi dovremo continuare a mettercela sotto i piedi!
È un combattimento, ma non è una condanna e Galati 5:16 ci fa una promessa che in un’altra versione suona così: “dico dunque: obbedite soltanto allo Spirito Santo; egli vi dirà dove andare e cosa fare. In questo modo non correrete più il rischio di fare cose sbagliate per soddisfare il vostro egoismo naturale.” (LPV).
Sapete, leggiamo versioni “amplificate” perché quelle tradizionali sono state redatte in un periodo storico in cui le parole avevano ancora un certo peso e con poche parole si potevano rendere i concetti. Oggi, purtroppo, molte parole che un tempo erano pesanti hanno perso forza e oggi per spiegare cosa sia “peccato” non basta usare questa parola, ma è meglio essere specifici e parlare di cosa sia il peccato, declinandolo nelle diverse accezioni che esso assume (pornografia, dipendenze, vizi, ecc.). Visto che la nostra fede è basata sulla Parola, dobbiamo provare a capirla sempre meglio!
Torniamo a Galati che ci dice una cosa semplice: dai da mangiare al tuo spirito ed esso crescerà al punto di governare la tua carne; viceversa, dai da mangiare alla tua carne ed essa continuerà, come prima e più di prima, a governare! In questo secondo caso, sarai un credente che vive nella carnalità.
Il cibo primario del tuo spirito è la Parola di Dio: non ciò che sai o ricordi di essa per aver partecipato a questo o quell’evento, ma la Parola che mediti continuamente ogni giorno!
Gesù è morto per darci una vita abbondante e non dopo la morte, ma qui ed ora! Non una misera vita pia, ma vita è vita in abbondanza!
Quello che ascolti, però, non produce niente nella tua vita finché non lo metti in pratica! Ovvio? Si, ma anche molto poco praticato.
La fede viene dall’udire la Parola di Dio, ma quello che ascolto produce frutto nella mia vita quando metto in pratica!
La Parola non è qualcosa che produce frutto solo perché si sta qui seduti ad ascoltare, perché ciò che si produce così è volatile: appena fuori da qui non c’è già più!
Ve lo dimostro con la Parola.
Ascoltare e non fare è inutile e lo percepisci che lo è , ma dai la colpa agli altri e allora cominci a cercare il predicatore migliore e “cambi canale” in continuazione!
Ma non è il seme il problema… è il terreno che fa la differenza.
Gesù dà una parabola che semplice e poi chiede ai suoi: “l’avete capita?” Se non capite questa, come comprenderete le altre?.
In Marco 4:24 leggiamo: “Disse loro ancora: «Fate attenzione a ciò che udite. Con la stessa misura con cui misurate, sarà misurato a voi; e a voi che udite sarà dato di più.”.
Nella versione LPV lo stesso passo suona così: “Non solo, mettete anche in pratica ciò che udite! Più lo fate, più capirete ciò che vi dico.”.
In altre parole, la misura di attenzione, di riguardo, di meditazione, di studio che diamo alla Parola e alla Verità misura quanta potenza, unzione e direzione riceviamo dalla Parola stessa. Dio fa moltissimi passi verso di noi, ma l’ultimo spetta a noi e se io voglio ricevere le promesse, dovrò conoscerle, meditarle, studiarle giorno e notte, dichiararle per farle mie finché esse faranno parte di me, finché la Parola stessa farà parte di me!
Ci sono cose che fanno parte di noi e lo comprendiamo bene in campi non spirituali, come nel calcio: quando tifi per una squadra, non la cambi, perché fa parte di te. Lo comprendiamo con tante cose, eppure siamo disposti a mettere la nostra fede in Dio in discussione se c’è qualcosa di avverso.
Ma quando ciò in cui hai creduto fa parte di te, non la metti in discussione: non metti in discussione il seme, casomai metti in discussione il terreno che – purtroppo – può non essere pronto!
Non offendetevi, è così: il seme non può fallire ed ha in sé il potere vitale per far crescere una bellissima pianta! Il seme è perfetto lì dove viene predicata la Parola di Dio, anche se la persona è imperfetta!
Non dipende da me, da come parlo, da come mi vesto, se parlo forte o piano, se parlo tanto o poco, non dipende da chi predica, dipende da ciò che è predicato e se non sono i pensieri delle persone, ma la Parola di Dio ad esserlo, allora puoi star certo che ciò che hai a disposizione è un seme perfetto!
La vittoria non dipende da quelli che si sforzano perché tu ed io riceviamo la Parola, ma da ciò che facciamo con quello che ascoltiamo.
In Marco 4: 1-9, leggiamo: “Poi prese di nuovo ad insegnare in riva al mare; e una gran folla si radunò intorno a lui, tanto che egli, salito su una barca, vi sedeva stando in mare, mentre l’intera folla era a terra lungo la riva. 2 Ed egli insegnava loro molte cose in parabole, e diceva loro nel suo insegnamento: 3 «Ascoltate! Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4 Or avvenne che mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada e gli uccelli del cielo vennero e la mangiarono. 5 Un’altra cadde in luoghi rocciosi dove non c’era molta terra e subito spuntò, perché non c’era un terreno profondo. 6 Ma quando si levò il sole fu riarsa; e poiché non aveva radice si seccò. 7 Un’altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. 8 Un’altra cadde in buona terra e portò frutto che crebbe, e si sviluppò tanto da rendere l’uno trenta, l’altro sessanta e l’altro cento». 9 Poi egli disse loro: «Chi ha orecchi da udire, oda!».”
Gesù sta parlando di quattro tipi di terreno. Non parla di cuore, ma di terreno e anche i discepoli devono aver pensato questo, ma poi Gesù li interroga chiedendo loro se avessero capito o meno la metafora e più avanti spiega che i quattro terreni sono quattro cuori diversi. Comprendere questa parabola, come afferma Gesù stesso, è importante per comprendere le altre ma non tanto perché ci sia in essa una chiave di interpretazione, quanto perché se non comprendiamo l’importanza di indirizzare il nostro cuore ad essere come il quarto terreno, non potremo comprendere ricevere il frutto dichiarato nelle altre!
Quando Gesù dice “ascoltate” si rivolge alla folla e questo ci fa capire che è una parola, un ammaestramento, rivolto a tutti che però si conclude in un modo “strano”: chi ha orecchie da udire, oda.
Come mai?
Perché se l’ascolto è per tutti, la comprensione è di quelli che decidono di avere orecchie che ascoltano! Se ascolti solamente, quello che hai sentito ti accompagnerà solo fino alla porta di ingresso…
Quando si rivolge a coloro che lo stavano lapidando, Stefano dice loro “siete incirconcisi di cuore e di orecchie” e per incirconcisione si intende qualcosa che non funziona in modo obbediente: perché possiamo sentire senza ascoltare davvero e soprattuto senza disporci a fare ciò che abbiamo ascoltato.
Torniamo ai quattro terreni che sono, come abbiamo detto, metafora di quattro diversi cuori.
Gesù conclude dicendo “se hai orecchie ubbidienti farai di quello che hai sentito non un ascolto superficiale, ma qualcosa che produca in te, oltre all’informazione, la rivelazione che ti indurrà a desiderare di essere tu per primo a mettere in pratica ciò che hai ricevuto” Quante volte, invece, ascoltiamo, comprendiamo e pensiamo che ciò che abbiamo ricevuto sia per qualcun altro? Riceviamo un messaggio sul perdono e pensiamo di doverlo ricevere il perdono o che quel tale debba perdonare, mentre magari rimangono in noi cose non risolte che avrebbero bisogno di perdono e le lasciamo lì, in attesa di chissà quale momento!
Lo ripeto, non dipende mai dal seme, ma dal terreno e i terreni sono abbastanza semplici da comprendere.
L’ultimo è quello in cui il seme produce molto frutto: è il terreno che dovremmo preparare sempre quando viene sparsa la Parola.
Il terreno è il mio e tuo cuore ed anche se non sono un agricoltore so che nulla arriva senza fatica e so che il seme, nel buon terreno, germoglia dopo un po’ di tempo. So anche che se semino rose, non germoglieranno tulipani, ma rose. Così, se semino ira o avarizia, non raccoglierò amore o generosità.
Gesù era venuto con uno scopo, ma perfino quelli che erano a Lui più vicini, chi in un modo e chi in un’altro lo avevano travisato. Lo aveva fatto Giuda, ma anche Pietro aveva una propria visione di ciò che si aspettava che Gesù sarebbe stato per loro.
Gesù era un rivoluzionario venuto a mettere il modo sottosopra, ma i dodici non avevano colto a pieno che il Regno di cui Gesù parlava era un regno invisibile che era già davanti a loro e che è ancora qui per noi: il Regno è dove la Parola viene predicata, creduta, praticata!
Se amo ed intercedo per chi – nel mondo visibile – mi odia, io faccio parte di un regno invisibile: un regno che agisce in modo rivoluzionario! Nel regno naturale, più accumuli, più hai: nel regno soprannaturale, più dai più hai!
Terreno, Parola e Regno sono collegate e se vuoi avere i benefici del Regno non puoi permetterti di essere un campo arido, non puoi permetterti di far crescere la Parola tra spine e triboli o di riceverla in un terreno roccioso o per la strada, dove gli uccelli la possano rubare facilmente!
Se esci da qui senza metterti nel cuore di studiare e meditare quello che hai ricevuto, la Parola non produrrà nessun frutto!
Cosa farai per evitare questo? Prenderai appunti? Non servirà neppure questo, ma se verrai qui mettendoti in cuore di ricevere una parola che che ti farà crescere, che porti frutto nella tua vita mentre l’ascolto, mentre la mediti, mentre la studi e non importa il tempo che ti ci vorrà per fare tutto ciò perché se facciamo parte del regno di Dio non possiamo permetterci di non conoscere le leggi del Regno e di non vivere secondo le promesse che Dio ci ha rivolto! Gesù aveva questo nel cuore: voleva che i discepoli vivessero una vita di abbondanza ed è per questo che si assicura che il loro cuore fosse come il quarto terreno: ricettivo e capace di produrre frutto.
Non solo il regno, ma anche il Re è qui!
Egli è presente in ogni momento, ma non giudica, aspetta che tu gli chieda di parlarti e rivolgerti le parole di vita eterna. Parole che ti arrivano quando entri alla Sua presenza, leggi e mediti la Sua Parola che ha risposte specifiche per situazioni e persone specifiche: sempre!
Il regno di Dio è invisibile, ma deve vedersi attraverso ciascuno di noi e se vuoi avere un’idea di quanto hai compreso del Regno, chiediti quanto la tua vita parla di questa appartenenza e che richiamo, che forza attrattiva ha la tua vita verso il Regno di Dio per chi non lo conosce. Quello che è visibile del regno di Dio siamo io e te: quello che esponiamo. Il confine del Regno di Dio è dove tu ed io arriviamo: quando esponi la Parola di Dio, stai espandendo i confini del Regno.
Torniamo ai quattro terreni e vediamo che il primo di essi è figura di un cuore “duro”: che non riceve la Parola. Un cuore che – a priori – non riceve, senza sapere neppure perché. Un cuore che resta nel proprio dolore, nel proprio risentimento con la convinzione che nessuno ci possa fare niente. Il tuo dolore, il tuo risentimento ti uccidono poco a poco, ma te li tieni, perché sono “tuoi”… Un cuore che trova sempre motivazioni per impedire a Dio di agire nella tua vita. Il cuore duro non lascia passare niente: la Parola arriva, ma subito viene tolta via.
Voglio dire un’ultima cosa e per farlo prendiamo Matteo 24:22 “E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne si salverebbe; ma a motivo degli eletti quei giorni saranno abbreviati.”.
Siamo nelle ultime stagioni di questa umanità e in questi ultimi tempi l’inganno del nuovo umanesimo sta crescendo ed è sempre più spiccato il tentativo di mettere l’uomo al centro di tutto, togliendo Dio. Togliere Dio dalla politica, togliere Dio dalla scuola, affinché tutto diventi relativo e tutti i vari tipi di pensiero o dottrina siano presentati come se avessero lo stesso peso e la stessa dignità. Di questo passo, le prossime generazioni, secondo voi, saranno più o meno disposte a considerare il valore di ciò che Dio pensa e dice cose? Molti credenti hanno rinunciato a prendere posizione, rinunciano a dichiarare che la verità della Parola di Dio è “la Verità”, non un punto di vista! Anche la fede rischia di diventare una fede ragionata, perché la fede è certezza di cose che si sperano, non certezza di un ragionamento!
Sapete come si esce dall’inganno? Non con i tuoi pensieri o modo di vedere, ma solo conoscendo la Verità! Nessuno pensi di essere indenne dalla tentazione di allinearsi al modo di pensare del mondo: ecco perché Gesù ha detto che non possiamo permetterci il lusso di ricevere la Parola in un terreno che non produca frutto! Produci il trenta, il sessanta, ma producilo perché sei in guerra e l’arma che hai è la Parola che è nel tuo cuore, nella tua anima, nella tua mente e nella tua forza e quando in guerra sei senza armi, allora indietreggi e cominci a rifiutare le sfide. Guardiamoci dal rischio che il nostro cuore si indurisca!