Fortezze-Maestro o Signore? – Pastore Giovanni Di Sano
PDG PRATO WORHIP SERVICE 19 LUGLIO 2020
PAST. GIOVANNI DI SANO
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Fortezze – Maestro o Signore?
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Questa mattina vogliamo iniziare con un fragoroso applauso per ringraziare Dio per tutto quello che siamo, per quello che abbiamo e che molto spesso non avevamo meritato: ma è anche questa la grazia del Signore!
Alcune domeniche fa, abbiamo parlato di “fortezze”, di come esse nascano e questa domenica lo Spirito Santo mi ha indirizzato a parlare di alcune fortezze che agiscono nella nostra vita. Alcune di esse comandano i nostri pensieri senza che ce ne accorgiamo: non ci rendiamo conto che qualcosa sta guidando la nostra vita da una fortezza e solo la Parola di Dio che ci arriva da qualcuno guidato da Dio può farcelo vedere.
I pensieri guidano la nostra vita e quando sono accordati con la Parola ci fanno vivere una vita a favore del Regno di Dio. Inevitabilmente, quando così non è, stiamo vivendo una vita a favore di un altro regno e l’alternativa al Regno di Dio è una soltanto: il regno delle tenebre. Se i nostri pensieri non ci guidano verso il Regno di Dio, allora ci guideranno verso un altro regno che è quello delle tenebre.
Perfino Pietro è passato dall’avere una rivelazione dello Spirito Santo ed un’istante dopo ha parlato in accordo con la carne.
Nessuno è esente, dispensato, da un combattimento. Esso inizia la mattina quando ci alziamo e ringraziamo Dio ed è un combattimento che ha luogo nel terreno della nostra mente, non nello spirito.
Tutti quanti abbiamo delle abitudini che si sono create in noi e tutte le nostre abitudini, ripetute nel tempo, formano in noi un carattere che permettono al proposito di Dio di essere in noi pienamente compiuti o meno. È vero che la chiamata di Dio è senza pentimento: Dio non torna mai indietro quando ha un proposito per la nostra vita. Tuttavia, la responsabilità di adempiere il proposito ricade su ciascuno di noi. Molti sono i chiamati ma pochi sono gli eletti. Attenzione, l’elezione è una responsabilità nostra e ciò vuol dire che dobbiamo salvaguardare la nostra vita affinché non si creino in noi fortezze da cui l’avversario possa comandare la nostra vita. Gesù ha affermato che l’avversario non aveva nulla in Lui. Molti combattono l’avversario in un campo carnale, ma le nostre armi sono spirituali e ed hanno efficacia nel capo di battaglia corretto.
Lo ripeto: il territorio è quello della mente in cui ciascuno di noi è combattuto nel pensare cose che ci portano, inevitabilmente, verso il regno delle tenebre o verso il Regno di Dio. Sarò più categorico: tutte le volte che non pensiamo cose che non portano verso il Regno di Dio, stiamo prestando la nostra mente che appartiene al regno delle tenebre.
Sarebbe, dunque, consigliabile evitare proprio ogni tipo di pensiero? No, ma quando un pensiero arriva abbiamo sempre la possibilità di accoglierlo o rifiutarlo. L’avversario i pensieri che si accordano con lui, li manderà sempre, ma sta a noi riconoscerli e rifiutarli. Sta a noi farci sempre la domanda: da dove vieni?
Spesso, accettiamo, coltiviamo e facciamo crescere un pensiero che produrrà frutto! Se semino Parola, avrò un frutto che viene dalla Parola, ma se semino altro, perché mi meraviglio se poi quel pensiero porta a frutti non buoni?
In Giacomo 1:13-15 leggiamo qualcosa che ha a che fare proprio con questo.
“Nessuno, quando è tentato dica: «Io sono tentato da Dio», perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno. 14 Ciascuno invece è tentato quando è trascinato e adescato dalla propria concupiscenza. 15 Poi, quando la concupiscenza ha concepito, partorisce il peccato e il peccato, quando è consumato, genera la morte.”.
Il processo che leggiamo parte da un pensiero coltivato che genera un’azione che se è negativa produce il peccato ed esso, se reiterato, conduce al contrario della vita: porta la morte.
Quindi sarebbe bene non iniziare da ciò che possiamo fare, ma da ciò che possiamo pensare. Se voglio non avere più argomenti per parlare male degli altri, non devo cercare di smetterla, la disciplina da mettere in campo non è sperare che tutti diventino come noi vorremmo che fossero. Dobbiamo partire dal nostro atteggiamento nei confronti del pensiero che ci porta a parlare in un certo modo. La mente umana, guarda attraverso il ragionamento, la realtà circostante e potremmo dire che non c’è nulla di male in questo, ma la mente di Cristo non opera così! Quando Gesù incontrava un cieco, la mente del ragionamento constatava la realtà, ma Gesù non si fermava a questo e si metteva in ascolto di ciò che lo Spirito di Dio voleva che facesse. La mente naturale userà sempre il ragionamento per esaminare la realtà, ma la mente condotta dalla Parola, non analizza la realtà, ma dichiara la Verità! Quello che fa la mente guidata dalla Parola è guardare un fatto e dichiarare quello che la Parola dice a proposito di quel fatto. Un fatto è che sei malato, ma la Parola dice che sei guarito! La Verità della Parola contende quotidianamente con i fatti che la tua ragione constata!
Leggiamo Romani 8:5-7 “Infatti coloro che sono secondo la carne volgono la mente alle cose della carne, ma coloro che sono secondo lo Spirito alle cose dello Spirito. 6 Infatti la mente controllata dalla carne produce morte, ma la mente controllata dallo Spirito produce vita e pace. 7 Per questo la mente controllata dalla carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomessa alla legge di Dio e neppure può esserlo.”
Lo stesso passo, nella versione LPV: “Quelli che vivono secondo la loro vecchia natura peccaminosa hanno la mente fissa in ciò che questa natura desidera, ma quelli che vivono secondo lo Spirito hanno la mente fissa su ciò che lo Spirito desidera: 6 infatti i pensieri dell’uomo peccatore portano alla morte, ma i pensieri controllati dalla Spirito portano alla vita e alla pace. 7 La mente dominata dalla vecchia natura è ostile a Dio: non si sottomette alla legge di Dio e neanche può farlo.”.
Io e te non siamo stati rigenerati con la nuova nascita aero continuare a pensare come il vecchio uomo, ma per pensare con la mente di Cristo!
In altre parole, se la mia mente riceve costantemente i pensieri della vecchia natura e non li rifiuta, io e te non possiamo pensare di generare pensieri in linea con la Parola! Noi spesso diciamo “amen” al perdono, ma crediamo di poter perdonare continuando a pensare a tutto il male che abbiamo ricevuto. Non funziona così!
La Parola di Dio è estremamente semplice e Dio ci ha detto di essere semplici come bambini.
Se la Bibbia dice perdona, non devi ragionare, ma compiere una azione! Non è il ragionamento che mi porta a comprendere Dio ma è la fede.
Sarò anche superficiale, banale, bigotto o integralista, ma io credo quello che la Bibbia dice!
Cosa è una fortezza? È un luogo fortificato, non facilmente espugnabile, dal quale qualcuno comanda o in cui qualcuno si protegge. Il fatto che sia fortificato vuol dire che ci vuole una certa forza per espugnarlo. Un luogo da cui satana dirige o influenza i nostri pensieri.
Facciamo un esempio pratico: “mia moglie non cucina mai a casa…”. Non è la verità, magari una volta soltanto non l’ha fatto, ma quando accade che non cucini, il pensiero ne risulta confermato. Quando un pensiero è confermato, il pensiero si rafforza e va più nel profondo: “…mia moglie non cucina perché non si cura di me…”. Da un certo punto, i pensieri non vengono più dall’esterno, ma da dentro di te e sono pensieri che cominciano ad influenzare il tuo carattere e con esso il tuo destino. Cosa fare? Avere la mente alle cose del Cielo: se dobbiamo pensare, pensiamo a come Gesù pensava, a come Lui ha gestito le situazioni! La cosa importante è non lasciare la nostra mente vuota!
In Matteo 12:44 leggiamo cosa Gesù risponde a chi lo accusava di cacciare i demoni in nome del demonio: “Allora dice: “Ritornerò nella mia casa da dove sono uscito”; ma quando giunge, la trova vuota, spazzata e adorna;”.
La casa era vuota: il problema non è solo spazzare, pulire, ma anche fare in modo che la nostra mente non sia “vuota” e far sì che non ci sia spazio per i pensieri che arrivano, come dardi infuocati, da satana. Possiamo essere bersaglio dei pensieri di satana, ma questo non vuol dire che dobbiamo accoglierli!
Se impariamo a comprendere come le fortezze agiscono, impareremo a individuarle, demolirle e fare in modo che l’avversario smetta di guidare la nostra vita da esse.
Pensieri dall’alto attirano verso l’alto; pensieri dal basso, attirano verso il basso!
Quando Gesù chiese ai discepoli “chi dite che io sia?”, Pietro – guidato dallo Spirito Santo- ha dato una risposta conforme al piano di Dio, ma subito dopo Gesù riprende satana che – attirato dal pensiero di Pietro – lo aveva indotto a dire cose che non erano affatto conformi al piano di Dio!
Satana manda dei pensieri, ma sta a noi accoglierli o rifiutarli?
Nel parlare delle varie fortezze, voglio parlare di Giuda Iscariota. Perché Gesù ha scelto uno che poi Lo avrebbe tradito?
Potremmo essere noi un Giuda?
Perché lui era stato scelto da Gesù, anche se sapeva che Lo avrebbe tradito. Dio conosce ogni cosa, ma non determina ogni cosa. Dio pone una scelta su ciascuno di noi, ma il dire sì ad essa è una responsabilità per ciascuno di noi.
In altre parole, Giuda è stato scelto ed ha risposto sì per tutto il tempo in cui è stato con Gesù.
In Romani 8:28 leggiamo un versetto ben noto, che spesso usiamo per incoraggiare chi vive una avversità: “or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento.”.
Spesso, quando citiamo questo versetto, lo tagliamo: togliendo le due condizioni di amare Dio e di essere nel proposito che Lui ha per noi. Entrambe le condizioni vanno rispettate perché se ne può verificare una in assenza dell’altra. Pensiamo a Giuda che, chiamato ad essere uno dei dodici, era nel proponimento di Dio. Era nella squadra che ha seguito Gesù per tutto il tempo in cui è stato sulla Terra. Giuda è stato con Gesù, ma non lo ha amato fino in fondo.
Leggiamo Giovanni 6:70-71: “Gesù rispose loro: «Non ho io scelto voi dodici? Eppure uno di voi è un diavolo». Or egli alludeva a Giuda Iscariota, figlio di Simone, perché egli stava per tradirlo, quantunque fosse uno dei dodici.”.
Gesù lo aveva chiamato perché Dio glielo aveva rivelato. La vocazione dei dodici era seguita alla preghiera ed era sicuramente secondo l’indicazione di Dio!
Potrei io essere nella condizione di tradire ciò in cui credo se fossi perseguitato? La domanda è: “Gesù è un maestro o è per me un Signore e Salvatore?”.
Il posto di Giuda è stato preso da qualcun altro e a tal proposito, in Atti 1:20 citano questi due versetti:
Salmo 69:25 “La loro dimora divenga una desolazione, e più nessuno abiti nelle loro tende,”.
Salmo 109:8 “Siano pochi i suoi giorni e un altro prenda il suo posto.”.
Giuda è morto giovane, morto suicida e un altro ha preso il suo posto. Egli era nel proposito di Dio, ma non stava amando Dio con tutto il suo cuore: aveva un altro progetto. Egli era uno “zelota”, apparteneva a quelli che desideravano ristabilire il Regno di Israele in modo fisico. Era una specie di partigiano che credeva alla restaurazione di un regno divino nella nazione di Israele. Gesù parlava del Regno, ma di un regno invisibile ed eterno e voleva farlo attraverso i discepoli, ma Giuda – come zelota – aveva un altro scopo! Non è sbagliato avere uno scopo, ma se quando incontri Dio non abbandoni il tuo scopo per prendere il Suo scopo, allora sì che c’è un problema perché potrai camminare con Lui, compiere miracoli con l’autorità che Lui ha delegato, ma non lo stai riconoscendo come Signore!
Giuda aveva relazione con Gesù, ma essa riguardava il modo in cui Gesù avrebbe potuto compiere il proposito che Giuda stesso aveva, non il contrario!
Questo può capitare anche a noi nella misura in cui non abbiamo la certezza di stare compiendo il proponimento di Dio invece che il nostro!
Ovviamente, nessuno di noi si immedesima in Giuda. Ci immedesimiamo in figure come Pietro o Giovanni, ma la domanda chiara che dirime ogni dubbio è: Gesù è il mio Signore?
C’è una transizione nella nostra vita quando passiamo da chiamare Gesù “Maestro” a chiamarLo “Signore”. Leggiamo, per completezza: Matteo 10:4-7 “Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì. 5 Questi sono i dodici che Gesù inviò dopo aver dato loro questi ordini: «Non andate tra i gentili e non entrate in alcuna città dei Samaritani, 6 ma andate piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7 Andate e predicate, dicendo: “Il regno dei cieli è vicino”.”.
In Giovanni 1:38 leggiamo “Ma Gesù, voltatosi e vedendo che lo seguivano, disse loro: «Che cercate?». Essi gli dissero: «Rabbi (che, tradotto, vuol dire maestro), dove abiti?».”.
Giuda non si era mai sottomesso a Gesù come Signore, ma cercava il Rabbi. In Giovanni 13:13-14 leggiamo “Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri.”.
Qui Gesù conferma la correttezza di chiamarlo sia Maestro che Signore, ma inverte le due cose. Prima è Signore e come tale è anche un unico Maestro. Non seguo Gesù come Maestro, ma ubbidisco a Lui come Signore!
Leggiamo Matteo 26:20-25 e vediamo che i discepoli avevano compiuto la transizione e Lo chiamano Signore: “E quando fu sera, egli si mise a tavola con i dodici; 21 e, mentre mangiavano, disse: «In verità vi dico che uno di voi mi tradirà». 22 Ed essi si rattristarono grandemente, e ciascuno di loro prese a dirgli: «Sono io quello, Signore?». 23 Ed egli, rispondendo, disse: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto mi tradirà. 24 Il Figlio dell’uomo certo se ne va secondo che è scritto di lui; ma guai a quell’uomo per mezzo del quale il Figlio dell’uomo è tradito! Sarebbe stato meglio per lui di non essere mai nato». 25 E Giuda, colui che lo avrebbe tradito, prese a dire: «Maestro, sono io quello?». Egli gli disse: «Tu l’hai detto!».”.
L’unico che non ha compiuto quella transizione e che continua a chiamare Gesù Maestro, è proprio Giuda.
Quando vedi Gesù come Maestro, puoi anche discutere con Lui, puoi rendere “relativo” ogni insegnamento. Ma quando Gesù è il Signore, quello che dice non è mai “relativo” ed è un qualcosa che non si discute, ma si ubbidisce. Il problema di Giuda non è il fatto che era un “corrotto”, ma non era proprio lui a detenere la borsa per tutti? Lui non era uno che aveva bisogno di quei trenta denari! Giuda voleva che Gesù venisse fatto Re è più di una volta aveva rifiutato questo ruolo su Israele perché sapeva di essere venuto per ristabilire il Regno di Dio. Giuda, in qualche modo, prova a “forzare la mano” affinché Gesù si manifesti come il Re e quando si rende conto di aver tradito, piuttosto che chiedere perdono (come Pietro ha fatto dopo aver rinnegato Gesù) sceglie di morire.
La prima fortezza di cui abbiamo parlato oggi riguarda proprio questo: servire Dio come Maestro o come Signore?
Se Gesù è il tuo Signore, non stai a ragionare, non rimandi, non discuti, ma ubbidisci. La prima fortezza che deve cadere è proprio il fatto di pensare che, poiché siamo nella squadra di Gesù, abbiamo il diritto di usare Lui, invece che di essere da Lui usati per il Regno!
Chiudiamo con Colossesi 3:2: “Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra,”. Nella versione LPV lo stesso passo è: “Rivolgete le vostre menti al cielo, e non perdete tempo a preoccuparvi delle cose di questa terra!”.
La prima cosa da fare per distruggere una fortezza è individuarla e confessarla con la propria bocca. Sia Pietro che Giuda tradirono Gesù, entrambi tradirono il proposito di Dio nella loro vita (perché questo è Gesù: Egli è il proposito di Dio nella vita di costino di noi). Pietro, però, ha chiesto perdono, Giuda no.
Giuda, vedendo il fallimento del proposito personale che aveva, non mette luce nel proposito che Dio aveva sempre avuto.
Gesù non è in me per adempiere i miei propositi, la mia felicità e la mia gioia, ma per adempiere la volontà che Dio Padre ha stabilito per la mia vita! Questo pensiero blocca il proposito di Dio nella mia vita e se hai commesso questo errore, confessalo a Dio!