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Dio ci ha resi figli #Pastore Santina Noto

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Dio ci ha resi figli

 

Dio ci ha resi figli. Viviamo in un mondo in cui anche i figli di Dio sono esposti ai tentativi che il diavolo fa di tenerci soggiogati alle circostanze. Siamo stati resi vittoriosi attraverso il sacrificio di Gesù, ma dobbiamo imparare a vederci come figli: perché dirlo è facile, ma praticare la paternità e la presenza costante di Dio nella nostra vita non è sempre così facile. Per Dio siamo tutti figli e figlie con pari dignità ed onore e apparteniamo a Lui attraverso il sacrificio di Gesù.

Dobbiamo imparare e crescere in questa piena consapevolezza. Spesso non siamo abbastanza maturi da vederci come Lui ci vede, spesso non ricordiamo che prima che il mondo fosse il proposito di Dio per ciascuno di noi già esisteva.

Dobbiamo cercare di realizzare il più possibile, in preghiera, le cose che Dio ci ha promesso. Preghiera di supplica, ma anche di ringraziamento, per esprimere la fiducia in Lui che certamente opera!

Vi parlo di un personaggio che mi piace molto, in Luca 5:1-10

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Pietro avrebbe dovuto rispondere ringraziando Gesù ed invece lo invita ad allonmtanarsi, perché non si sentiva degno di Gesù. Spesso, umanamente, abbiamo anche noi questo senso di indegnità che è una sottile trappola che distrugge la tua fiducia in Dio e ti toglie la certezza del tuo essere figlio di Dio.

Cosa risponde Gesù? Gesù aveva un proposito e lo incoraggia a non temere profetizzando quello che già vedeva nel suo futuro: guardando al proposito. Questo è Gesù!

Vediamoci con gli occhi di Dio, che non vede come siamo diventati quando cadiamo, ma come saremo quando ci saremo rialzati!

Pietro, dal suo punto di vista, era stato onesto, ma se ti comporti allo stesso modo e vedi come sei e non come ti vede Dio, questo ti porta solo a piangerti addosso ed a rinnegare il sacrificio di Gesù!

Il Padre ci guarda attraverso il primogenito!

Quando cade un fratello o una sorella, invece di comprendere ed aiutare, spesso, andiamo a “sparlare”, ma che lavoro facciamo così? Pensiamo che Dio ne sia contento? Siamo tutti “uno” e quando disprezziamo un fratello o una sorella stiamo disprezzando il sacrificio di Gesù! Dobbiamo togliere queste cose dal nostro mezzo!

Quando parliamo di Dio, non usiamo l’articolo indeterminativo: non è “un” Padre, ma “il” Padre!

Efesini 1:4-5

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Noi non c’eravamo, ma Lui è eterno e già prima della fondazione del mondo aveva tutto chiaro per ciascuno di noi. Che grazia! Ecco perché Gesù incoraggia Pietro!

Se potessimo realizzare questo, entreremmo nel riposo. Se realizzassimo chi siamo per Lui, ci godremmo la benedizione ed il benessere che sono state già preparate per noi: cose che abbiamo il diritto di prendere, ma che spesso rimangono “giacenti”, come pacchi non ritirati.

Con il primo peccato, Dio ha perso la propria famiglia e Gesù è venuto a noi per riportare al Padre i figli che aveva perduto: per riportarli alla Sua immagine, così come era in principio.

Un altro personaggio disse di non essere degno e lo troviamo in Luca 15:21-22

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Quel padre sembra che neppure ascolti le parole del figlio che aveva sperperato tutto ed ordina che sia ripulito e rivestito: la gioia del padre era quella di averlo riavuto. Rivestito e munito dell’anello e dei sandali: la veste indica la natura di Dio, l’anello indica l’autorità e i sandali sono segno di libertà. Umanamente, il figlio si poneva in modo corretto, perché vedeva quello che aveva fatto e sapeva di aver “fame”, di essere rimasto senza risorse per la propria sopravvivenza. In quel momento, se non altro, ricorda di essere figlio e torna dal padre.

Spesso, a seconda dei momenti che passiamo, quando non abbiamo la percezione chiara della paternità, seguitiamo a chiedere perdono a Dio, ma siamo noi a non esserci perdonati: ecco perché è fondamentale che impariamo a vederci con i Suoi occhi.

Il punto è che Gesù ha “trattato”il peccato definitivamente e chi diventa figlio di Dio non ha più alcuna comunione con il peccato: può sbagliare, ma la sua vecchia natura è morta e quando cade, la percezione di essere figlio non può venire meno!

Accelerare verso la pienezza della volontà di Dio significa anche fare cadere le scaglie che ci impediscono di avere chiarezza di come Dio è di come siamo noi per Lui!

Romani 8:29-30

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Questo passo ci fa capire che Dio ci vede già “compiuti” e in Filippesi 1:6 ce lo conferma in termini di fiducia e riposo:

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Nel naturale, il cantiere è ancora aperto, ma nello spirituale tutto è compiuto e questo ci deve incoraggiare!

Alcune volte, le emozioni cercano di ostacolare il cambiamento interiore che ha inizio con la nostra nuova nascita: ma non dobbiamo lamentarci, perché la lamentela è il territorio che il diavolo predilige. Dobbiamo “rialzarci” e ricordarci di avere avuto una corazza completa: ricordarci che la Parola crea dentro di noi nuovi pensieri! Quando tu parli ed apri la bocca per parlare di te, lo spirito si fortifica. Non dobbiamo mai lasciare l’ultima parola al diavolo: Gesù ha fatto così!

La prima chiesa viveva la potenza della presenza di Dio non perché fossero diverse le persone, ma perché vivevano sulla Parola! Le malattie, la miseria, la povertà non appartenevano a quella gente, così come non appartengono a noi!

Il figliol prodigo non si fece fermare dal senso di indegnità che pure aveva, ma se lo avesse assecondato, cosa sarebbe successo? Cosa sarebbe successo se avesse rifiutato la nuova veste che il padre gli aveva dato? Quel figlio ha ricevuto, con umiltà, la riabilitazione che il padre gli procurava: il padre aveva un proposito. Dio ha un proposito e ci rende degni, portandoci a cambiare mentalità: attraverso la redenzione Dio ci ha qualificati, non potremmo mai più essere indegni, ma non per nostro merito! Certo, il cantiere è aperto: dobbiamo ancora morie a noi stessi, ma non dobbiamo mai entrare nell’atmosfera di condanna in cui il diavolo vorrebbe farci restare: alzati e guardati come Dio ti vede!

C’è un modo per cominciare bene: pregare con il ringraziamento. Non significa che non dobbiamo più chiedere a Dio, ma che dobbiamo

Dio sa cosa ci ha fatto essere e cosa ….

Efesi 1:4-6

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Parla di “amore”, non c’è un elenco, perché l’amore di Dio è incondizionato e quando ne siamo ripieni tutto è compreso.

Dobbiamo crescere nella consapevolezza di essere figli, togliendo paure e indegnità. Niente indegnità, ma identità: non siamo più orfani, ma figli! Questa rivelazione, ci porterà alla rivoluzione, fino al ritorno di Gesù!

 

Redazione a cura di Fabio Pecoraro

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