Fame e sete della presenza di Dio – Pastore Giovanni Di Sano
Prendiamo Amos 8:11 che ci parla di un tempo in cui verrà la “fame” e la “sete” di udire le parole dell’Eterno.
Non una fame e una sete naturali, ma fame e sete di percepire e riconoscere la Parola di Dio e farla nostra. Questa fame e sete sono da Lui mandate, ma noi le riceviamo? Perché Dio le ha già mandate. Dio ha già mandato questa fame e sete insaziabili, che portano altra fame ed altra sete.
Per nostra natura, è normale aver fame e sete ed è segno di buona salute avvertire queste sensazioni. Viceversa, la mancanza di appetito è spesso sintomo di problemi di salute.
Pensate ad un bambino appena nato: nessuno gli insegna a mangiare o bere, eppure piangono per la fame ed i genitori imparano a distinguere il pianto della fame. Si tratta di un pianto disperato, grido di chi pensa di stare per morire.
Il senso naturale della fame e della sete ci sono stati dati perché aver fame e sete è naturale, ma aver fame e sete spiritualmente è sintomo di uno spirito che sta bene.
In I Pietro 2:2, leggiamo una esortazione a desiderare ardentemente, come bambini appena nati, il puro latte spirituale della Parola. Infatti, se non hai fame, anche nel naturale, la tua crescita si arresta e nel naturale, in questi casi, si dà un latte arricchito per agevolare la crescita.
La Bibbia ci esorta non solo a desiderare, a farlo “ardentemente” affinché possiamo “crescere”. La tua crescita non si arresta per colpa degli altri o delle condizioni in cui ti trovi, ma perché il tuo desiderio ardente della Parola si è affievolito o spento.
Io e te non dobbiamo permettere alla nostra crescita di arrestarsi!
Se il bambino grida perché pensa che sta per morire, in quel grido c’è il desiderio ardente di cibarsi e questa mattina il messaggio è incentrato proprio sull’aver fame e sete della presenza di Dio.
Prenderemo adesso alcuni esempi che ci aiuteranno a comprendere meglio.
Il Salmo 42:1 ci fa vedere una cerva che “anela” (desidera, cioè, ardentemente) ai rivi delle acque e c’è un parallelismo tra questa immagine è quella della nostra anima che anela il Dio vivente. Non un Dio di religione, che non porta a nulla, ma il Dio vivente che ha salvato la mia vita e che porta soluzioni.
Che aspettativa esprime il salmista? Esprime la sete della presenza del Dio vivente e io e te abbiamo, in virtù del sangue di Gesù, il diritto di entrare alla presenza del Dio vivente e vero!
Quando pensiamo di essere stanchi o non aver voglia di fare qualcosa, è sintomo che la nostra fame e la nostra sete si stanno spegnendo. Perché la tua fame e sete non sono rivolte ad un luogo o all’ascolto di qualcuno che predica, non sono rivolte all’adempimento di questo o quel “dovere”, ma sono o dovrebbero essere rivolte alla presenza di Dio.
Prendiamo il Salmo 63:1 che ci riporta parole che non sono solo “poetiche”, ma parole scritte dal salmista per se e per Dio: “l’anima mia è assetata di te”.
Cosa stai sfamando nella tua vita? Perché ciò che sfami cresce e ciò che cresce è ciò che continuerà a richiedere di essere sempre più alimentato. Se sto alimentando pornografia, gioco d’azzardo, se sto alimentando queste cose o cose di questo tipo, è questo che crescerà e continuerà a dirti sempre di più “ho fame”.
Ecco perché il salmista dice “l’anima mia è assetata di te e a te anela la mia carne in terra arida e riarsa”. Davide si trovava davvero in un deserto, in una situazione difficile ed in quella condizione la sua anima anelava la presenza di Dio. Non erano le circostanze a condurlo a Dio, ma la sua fame di Dio!
Non sono mai le circostanze a farti cambiare, ma la scelta di aver fame e sete della presenza di Dio. Una fame e sete che Dio ha già mandato e che noi dobbiamo ricevere!
Se Dio ha mandato la fame e la sete, sono io che decido quale fame e sete devo avere. Nessun altro dovrebbe decidere per me.
Salmo 63:2 ci parla del santuario ed è nostra responsabilità tenere il santuario sgombero. Cosa contempla il salmista? Non le circostanze, non il deserto, ma la forza e la gloria di Dio. Davide avrebbe potuto parlare, lamentandosi, della condizione in cui si trovava, ma a che gli sarebbe servito?
Come faremo a vedere Dio che è soluzione se contempliamo sempre e soltanto i problemi?
Proseguendo la lettura del Salmo 63, giungiamo al verso 7 in cui si parla di un luogo spirituale: “l’ombra delle Tue ali”. Il senso del dimorare all’ombra delle ali di Dio significa avere una vita interamente consacrata a Dio, non solo quando siamo in chiesa la domenica, ma durante tutta la nostra vita.
Come facciamo a dire “ho fame e sete della Sua presenza” se non realizziamo che alla Sua presenza c’è abbondanza di gioia?
Avere fame e sete è determinante per la tua crescita.
L’italiano medio trascorre mediamente sei ore al giorno davanti alla TV. Mediamente, ogni credente, trascorre sei minuti in preghiera ogni giorno. Sei minuti divisi in due momenti: quelli dei pasti… La nostra preghiera non può essere delegata ad altri perché da essa dipende la nostra crescita personale! È buono che altri preghino per te e con te, è buono che qualcuno possa insegnarti e guidarti, ma è necessario che tu preghi personalmente, perché è quello il cibo che ti farà crescere!
Se sfamiamo cose che ci distraggono e ci intrattengono, ma è un inganno: nient’altro ci può sfamare. Se sono in difficoltà, a che mi giova cercare distrazione nella TV? Non mi giova a nulla, mentre mi gioverebbe andare alla presenza di Dio!
Proverbi 15:14, ci dice che il saggio è affamato di verità, mentre lo stolto si nutre di immondizia! Chi è la Verità che ci rende liberi? La verità ha un nome ed è il nome di Gesù.
Quello di cui ti cibi è sempre immondizia o verità: non c’è una via di mezzo e la scelta è tua. Dio non vuole automi, ma persone che di cuore Lo cercano ardentemente! Dio non ci costringerà mai ad aver fame e sete di Lui, ma ha mandato una fame e sete che possiamo scegliere di accogliere o no. Potrà bussare alla tua porta attraverso qualcuno, ma sarai sempre libero di scegliere. Solo che quando scegli di non saziarti di Lui, penserai di essere libero, ma non lo sarai perché è la conoscenza della verità che ci rende liberi.
Isaia 55:1-2 ci porta parole taglienti: perché spendiamo in cose che non producono alcuna sazietà? Quante volte ci è capitato di spendere in cose che non hanno saziato la nostra vita?
Ezechiele 3:1 ci riporta una esortazione a “mangiare” la Parola ed è una scelta lessicale che ci fa entrare dentro il processo del cibarsi di qualcosa. Quando mangi, il cibo viene lavorato dal tuo corpo per essere assimilato dal tuo corpo. Quello che hai assimilato, entra a far parte della tua vita ed in questo senso mangiare la Parola è più di leggerla, perché ciò di cui ti nutri entra a far parte di te e nessuno te lo può più togliere. Quante volte avresti voluto avere qualcosa da dare ad altri, ma eravamo sprovvisti di cose da dare? Quante volte abbiamo potuto dare solo i nostri consigli, mentre avremmo voluto avere Parola da dare, ma non ne avevamo perché non ci eravamo cibati di essa? Quando inizi a mangiare la Parola di Dio, quello che esce da te è parola di Dio.
Perché la Bibbia dice che Gesù era Parola fatta carne? Perché la Bibbia era il Suo cibo quotidiano e Giovanni ha la rivelazione che Lui “era” la Parola fatta carne! Io e te siamo destinati a diventare la Parola di Dio vivente, affinché le persone leggano la Bibbia in noi!
Le cose non accadono perché devono, ma accadono perché le io e te le provochiamo: Matteo 7:7-8 ce lo attesa. Se non chiedi non avrai, se non bussi non ti sarà aperto, se non cerchi non troverai e se non hai trovato vuol dire che non hai accompagnato il tuo cercare dalla fede. Qui si parla di un cercare con tutte le nostre forze, di cercare con diligenza, di un bussare con la preghiera, con la integrità, con la nostra offerta e con tutta la nostra vita offerta come sacrificio vivente. Se io faccio le cose perché posso provocarle, allora io divento un “violento” nel Regno di Dio!
Matteo 6:33-34 ci riporta parole che conosciamo bene e che significano che Dio stesso supplirà per tutto ciò che ci serve, ma il verso 34, in particolare, conclude con una esortazione a non rimanere nell’ansietà. Il verso 34 non dice che basta a ciascun giorno la sua ansietà, ma parla di “affanno”. In altre parole, la Scrittura in questo passo ci fa capire che quello che stai sfamando e dissestando oggi produrrà qualcosa nel tuo domani.
In Matteo 17:20-21 le parole di Gesù si concludono con una esortazione a disattivare i sensi fisici attraverso il digiuno per attivare la fame e la sete spirituale. Il digiuno e la preghiera, in questo senso, ci portano a rimanere nel territorio della fede e per esserci dobbiamo aver fame e sete della presenza di Dio.