Restaurati da dentro a fuori#Pastore Giovanni Di Sano
Prima della predicazione, viene dato spazio ad alcune testimonianze di quanti hanno partecipato al Summer Camp appena concluso. Testimonianze di persone che hanno avuto modo di vedere propri familiari accettare Gesù, testimonianze di visioni e di suoni angelici. C’è chi testimonia di aver ricevuto talmente tanto da sentirsi come un bambino che avendo ricevuto tantissimi doni, deve tornare a casa e scartarli , uno ad uno, per poterne apprezzare il valore e il senso profondo.
È stato anche detto di come i bambini abbiano vissuto una propria esperienza particolare durante il “loro” Summer Camp” e infine ci sono state guarigioni potenti, come quelle di cui testimonia l’Apostolo Beniamino: un uomo che a seguito di un grave incidente era rimasto impossibilitato a fare certi piegamenti e che li ha potuti fare senza alcun dolore e poi una ragazza che soffriva di una sudorazione delle mani eccessiva in inverno, mentre d’estate non poteva toccar acqua senza vedere le proprie mani immediatamente raggrinzirsi come quelle di chi le tenga per ore. Questa ragazza, dopo la preghiera, è stata invitata ad andare a lavarsi le mani e le ha potute tenere sotto l’acqua senza alcun problema.
Molti hanno chiesto di ricevere la salvezza senza che neppure fosse stato fatto un appello, mentre altri hanno ricevuto il battesimo nello Spirito Santo.
Sono accadute tante cose, ma la cosa più importante è che ci prendiamo la responsabilità di ubbidire a quello che abbiamo ricevuto!
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MARANATÁ è una parola che significa “Cristo sta tornando”.
Il Salmo 46 ci rivolge parole che, in mezzo alla devastazione, parlano del soccorso di Dio. In qualunque situazione stiamo vivendo, come credenti, dobbiamo sapere che viviamo da rifugiati al riparo di Dio: non è la Terra, ma Dio stesso il nostro rifugio.
Questa mattina voglio incoraggiare su un’opera di restaurazione che il Signore vuol fare nella nostra vita. Ieri mattina, il Profeta Robles ha predicato spiegando che un certo tipo di maturità dovrebbe essere raggiunta dal credente in tre anni. Il problema è che molto spesso desideriamo che il nostro pensiero sia quello che Dio sta pensando, ma non abbiamo l’umiltà di ascoltare quello che Lui pensa. Dobbiamo essere disposti ad un’opera di restaurazione che Dio vuol fare per riportarci nel Suo proposito.
Vi è mai capitati di restaurare un vaso rotto? Quando guardiamo qualcosa che è riparato all’esterno, può sembrare perfetto, ma le crepe si vedono guardando all’interno e Dio è interessato a restaurare, innanzitutto, il nostro uomo interiore perché è questo che deve venire fuori. L’uomo deve tornare ad ascoltare e vedere per come Dio ha stabilito che faccia.
Elia, prima di fare scendere il fuoco, restaurò l’altare demolito. Spesso prendiamo e mangiamo, ma ogni volta che riceviamo una rivelazione da parte di Dio, dobbiamo lasciare che la Parola rivelata lavori in un momento specifico ed in una situazione specifica perché produca ciò per cui è stata rilasciata e ti sostenga quando il nemico ti attaccherà. Abbiamo bisogno che Dio ci possa restaurare e la prima cosa che dobbiamo fare è restaurare l’intenzione originale. Proverbi 20, dal verso 12 ci fa capire che l’occhio per vedere e l’orecchio per ascoltare ciò che viene da Dio, ce li ha dati Lui stessi. Noi siamo abituati a vedere ed ascoltare nel naturale, ma quando volgiamo vedere e ascoltare nello spirito dobbiamo spegnere il canale naturale e per farlo dobbiamo, appunto, lasciare che Dio compia un’opera di restaurazione. Dio vuole farlo, ma noi dobbiamo collaborare con Lui. Se non offriamo il nostro intero essere, è difficile che Dio possa operare.
In Marco 10, dal verso 46 leggiamo della guarigione del cieco quando Gesù stava uscendo da Gerico. Il passo inizia con Gesù che “giunge” a Gerico e subito dopo ci fa sapere che Egli “esce” da Gerico con una gran folla. Come mai? Cosa è successo a Gerico? Questa era una città in pieno sviluppo economico, in piena ripresa. Di solito, le folle vanno dietro qualcosa di straordinario e questo ci fa capire che, entrato in quella città, ne usciva dopo averla stravolta.
Il cieco di cui il passo parla viene identificato con il nome (Bartimeo) e con il nome di suo padre (Timeo) e se la parola ce lo riporta vuol dire che molti conoscevano Timeo. Bartimeo portava un nome che oggi potrebbe essere Timeo Junior, il primo figlio di Timeo (quello a cui sarebbe toccata il doppio dell’eredita paterna). Quindi questo cieco era il primo figlio di un uomo molto conosciuto in città e lo troviamo a mendicare (prendere il superfluo degli altri). Perché questo? Perché per la sua famiglia, qla sua cecità era il segno di un peccato. Bartimeo era dunque un rigettato. Ma avendo udito che passava da lì Gesù il nazareno, comincia a gridare (non sussurrare, ma proprio gridare) il suo nome dicendo “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Non lo chiama semplicemente Gesù, ma lo chiama con un nome che, facendo riferimento alla discendenza da Davide, ci fa capire che lo stava riconoscendo come il Cristo. Quell’uomo non aveva occhi per vedere, non era aiutato da quello che avrebbe potuto vedere, non avrebbe mai potuto dire “quando vedrò, crederò…”. Eppure ha la capacità di sentire che quello che stava passando era il Cristo, il figlio del Dio vivente! Non è diverso dalla rivelazione che riceve Pietro quando Gesù gli chiede “chi credi che io sia?”.
Bartimeo non chiede guarigione, ma dice “abbi pietà di me”, perché si sentiva lontano da Dio, staccato, separato da Dio. Cosa succede? Gesù è lì con i Suoi discepoli e Bartimeo, ricevuta una rivelazione, la grida a gran voce e la folla, che stava seguendo Gesù il nazareno, cerca di zittirlo. Le persone religiose cercano sempre di zittire chi riceve qualcosa di fresco da parte di Dio. Ma quando l’avversario vuole zittirti, devi gridare ancora più forte. Molti ti diranno che non hai ricevuto nulla, diranno che sono le tue emozioni, ma tu grida e grida ancora più forte!
Al verso 49 vediamo che Gesù non si ferma al primo grido, ma si ferma proprio quando sente il grido ancora più forte e a quel punto “ordina” che lo si chiamasse. Ad un ordine di Gesù, il nemico si zittisce: nessuno lo ammutolisce più, anzi lo incoraggiano e gli dicono di farsi animo, perché Gesù lo stava chiamando.
In questa che è la stagione migliore della tua vita, Gesù ti sta chiamando.
Bartimeo getta via il mantello (non “veste”), si alza e va verso Gesù. Il cieco si alza: cambia la propria posizione. Per andare a Gesù devi cambiare la tua posizione: è necessario. Non puoi andarci restando nella posizione in cui sei già.
Bartimeo “va” da Gesù e nessuno lo accompagna: si muove seguendo, con le orecchie spirituali, la voce che lo aveva chiamato e si accosta a Gesù.
La parola usata per mantello denota il mantello di famiglia ed era probabilmente l’unica cosa che gli era rimasta della famiglia di origine. Bartimeo si spoglia di tutto quello che rappresentava la sua eredità familiare e questo ci parla direttamente della necessità che ciascuno di noi “tolga” il mantello delle eredità familiari provenienti da chi non è credente.
Gesù chiede a Bartimeo cosa volesse e la sua risposta “che io recuperi la vista” ci fa capire che probabilmente non era cieco dalla nascita. Quando Gesù dichiara la sua guarigione dicendogli che la sua fede lo aveva salvato (la parola originale è salvezza, non guarigione), cosa fa Bartimeo? Non torna a Gerico, tra la gente che lo aveva reso mendicante, ma inizia a seguire Colui che lo aveva liberato, sanato e guarito.
Attenzione: Gesù guariva attraverso la fede è l’unzione che Dio aveva messo nella Sua vita e appoggiandosi sulle promesse che Dio ha fatto. Esattamente come possiamo fare io e te!
Su quale promessa Gesù si stava fondando? Salmo 146, verso 8!
Quanto è importante riscoprire il pensiero di Dio contenuto nella Parola! Per ogni sfida quotidiana, abbiamo la risposta nella Bibbia, ma il problema è che non la conosciamo abbastanza! Quando l’avversario affrontò Gesù, dalla Sua bocca è uscita Parola!
Quando io e te andiamo davanti ad un malato, dobbiamo o solo dichiarare la Parola, credendola con tutto il cuore, senza lasciare entrare il dubbio: questa è la nostra responsabilità!
Ebrei 11, dal verso 1 al verso 3 ci ricorda cosa la fede sia: CERTEZZA e ci fa sapere che essa è nell’ORA!
Forse sei in una condizione di mendicante, ma Gesù sta passando accanto a te e se Lo invochi, essendo disposto a cambiare la tua posizione, togliendo il mantello delle cose passate, lo Spirito di Dio è disponibile a cambiare il mantello delle cose vecchie con un mantello di consolazione, gioia, speranza!
I Corinzi 2:9 ci parla di cose che occhio non ha ancor visto e orecchio non ha udito e sono cose che Dio ha preparato per coloro che Lo amano. Attenzione, forse io e te stiamo amando il nostro concetto di Dio, ma qui ci fa sapere chi sono quelli che Lo amano: quelli che osservano i Suoi comandamenti.
Forse Gesù sta passando e ti stai perdendo l’occasione per gridare a Lui “abbi pietà di di me!”.