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Essere rivoluzionari in Babilonia 2.0 #Fratello Antonio Morra

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Essere rivoluzionari in Babilonia 2.0

AVVISO IMPORTANTE:

PER I MESI DI LUGLIO, AGOSTO E SETTEMBRE 2018 NON CI SARANNO CULTI POMERIDIANI E LE CELEBRAZIONI SARANNO SEMPRE ALLE ORE 10.30.

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Leggeremo vari versi dal Libro di Daniele, ma prima voglio fare una breve panoramica storica. Era il tempo in cui Israele si era diviso tra il Nord ed il Sud. il Popolo, diviso, si era allontanato da Dio: le tribù del nord erano state conquistate dagli Assiri; quelle del Sud dai Babilonesi.

I Babilonesi “assediavano” le città: si prendevano il meglio di esse, lasciandole impoverite. Prendevano anche il meglio delle persone che vi trovano ed in quest’ottica Daniele era stato catturato, insieme ai suoi amici. Daniele aveva 16 anni e quello che gli era accaduto lo aveva portato irrimediabilmente lontano dagli affetti, da progetti che sicuramente aveva fatto fino ad allora.

Daniele ed i suoi amici erano stati portati alla corte di Nabucodonosor: un re sanguinario che, quando decretava qualcosa, faceva rispettare la propria volontà, anche con il sangue. Quale era il progetto del re per quei ragazzi? Nabucodonosor voleva che, in tre anni, Daniele e i suoi compagni diventassero Babilonesi doc. Nabucodonosor era pagano, non aveva certo intenzione di appoggiare il piano che Dio aveva per Daniele e voleva formare quei ragazzi con le proprie regole.

Leggiamo Daniele 1:5

“ll re assegnò loro una razione giornaliera dei cibi squisiti del re e del vino che beveva egli stesso; dovevano essere educati per tre anni, al termine dei quali sarebbero passati al servizio del re.”

Daniele decide di non contaminarsi con le abitudini babilonesi ed in particolare si rifiuta di mangiare il cibo del re che voleva rendere lui ed i suoi amici dipendenti da sé. Daniele si rifiuta di essere contaminato. Questo rifiuto ci fa comprendere che abbiamo anche noi la possibilità ed il dovere di dire di no a certe cose, per non contaminarci e fare, così, la differenza nei nostri territori.

In Romani 12, leggiamo che non dobbiamo conformarci a questo mondo. Il “conformare” è qualcosa che fanno anche i fabbri, quando danno al ferro fuso una certa forma: prendono il pezzo di ferro esposto ad alta temperatura e lo modellano con uno stampo chiamato, appunto, “conformo”. Quello che Paolo sta dicendo è di non mettersi sotto il “conformo” di questo mondo.

Daniele aveva capito che non doveva porsi sotto il “conformo” del re. Per dieci giorni, Daniele e i suoi compagni avevano mangiato solo il cibo che avevano scelto, rifiutando quello che proveniva dalla mensa del re e quando l’eunuco a servizio del re era tornato a vedere come stavano, aveva dovuto ammettere che l’aspetto di Daniele era migliore di dieci volte rispetto a quello di chi si era cibato dei succulenti cibi del re.

Il piano di Nabucodonosor era quello di rendere quei ragazzi dipendenti dai propri cibi ed è una cosa che accade ancora oggi. Tutti rischiamo di cadere in qualche dipendenza. Ogni anno si coniano termini nuovi per dipendenza che prima non esistevano. È stato coniato un nuovo termine per coloro che si svegliano nel corso della notte per controllare le notifiche sul telefono: si chiama “vamping”. Viviamo in una società in cui 7 uomini su 10 fanno uso di pornografia. Il 30 % della popolazione fa uso di alcool e potrei continuare.

Il fatto è che il cibo di Babilonia non sazia mai, crea solo dipendenza!!         Esistono gli “Hikikomori”, persone che vivono nella propria stanza per anni, basando la propria vita su internet e su vari videogiochi. Nel 2017, gli italiani hanno speso 92 miliardi di Euro in gioco d’ azzardo. La gente sta buttando la propria vita in questi luoghi.

Questa è la Babilonia in cui siamo immersi.

Noi, però, siamo chiamati a fare la differenza.

Daniele e i suoi amici hanno affrontato la fornace: lo leggiamo in Daniele 3, dal versetto 3 al versetto 7.

3 Allora i satrapi, i prefetti e i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giureconsulti, i magistrati e tutte le autorità delle province vennero all’inaugurazione della statua che il re Nabucodonosor aveva fatto erigere. Tutti stavano in piedi davanti alla statua eretta da Nabucodonosor. 4 Allora l’araldo gridò forte: «A voi, gente di ogni popolo, nazione e lingua, si ordina quanto segue: 5 nel momento in cui udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, della lira, del saltèrio, della zampogna e di ogni specie di strumenti, vi inchinerete e adorerete la statua d’oro che il re Nabucodonosor ha fatto erigere. 6 Chi non si inchina per adorare, sarà immediatamente gettato in una fornace ardente». 7 Non appena tutti i popoli ebbero udito il suono del corno, del flauto, della cetra, della lira, del saltèrio e di ogni specie di strumenti, gli uomini di ogni popolo, nazione e lingua si inchinarono e adorarono la statua d’oro che il re Nabucodonosor aveva fatto erigere.”

Il re aveva fatto erigere una statua. Al suono di tromba tutti avrebbero dovuto prostrarsi e adorare la statua. Mi piace immaginare Daniele, il cuore di Daniele in quei momenti. Avevano deciso, anni prima, fin dall’inizio, di non farsi contaminare e quando era arrivato il giorno in cui erano state suonate le trombe, la decisione era già stata presa e nessuno degli amici di Daniele si era prostrato. Immaginate la scena: centinaia, forse migliaia di persone che si prostrano e tre ragazzi che restano ritti. Il re, ovviamente, si era infuriato, ma aveva cercato di dare loro un’altra possibilità. Possibilità che era stata respinta, non si sarebbero prostrati e le loro parole erano state chiare: il nostro Dio è potente da liberarci, ma se anche non lo facesse, neppure la polvere che rimarrebbe di noi si prostrerebbe ad un altro Dio.

Il re, infuriato, comanda che siano bruciati vivi, ma i tre non bruciano nella fornace. Il fuoco brucia i lacci con cui erano stati legati, ma non tocca i loro corpi, perché? Perché il fuoco di Babilonia brucia solo ciò che “appartiene” a Babilonia, ma quei tre ragazzi avevano scelto per tempo, facendo sì che non ci fosse, in loro, nulla che appartenesse a Babilonia. Daniele e i suoi amici non appartenevano a Babilonia ed il re, dopo questo, aveva dovuto riconoscere che il Dio di Daniele e dei suoi amici era il vero Dio.

Dio non ti sta chiamando a nasconderti.

Noi siamo chiamati ad essere dei rivoluzionari. Daniele e i suoi amici avevano fatto una scelta ardua: quella di non conformarsi.

In Daniele 6:3, leggiamo

3 Questo Daniele si distingueva tra i capi e i satrapi, perché c’era in lui uno spirito straordinario; il re pensava di stabilirlo sopra tutto il suo regno.”

Daniele era stato nominato braccio destro di Dario, re dei Persiani. Gli altri assistenti di Dario, allora, presi da gelosia, avevano fatto firmare al re un decreto che non permetteva di poter pregare altro dio all’infuori del re o degli dei Persiani. Allora Daniele, saputo questo, era entrato nella sua casa e dal punto più alto, in cui tutti avrebbero potuto sentirlo, aveva iniziato a pregare, con le finestre aperte.

Sapete, mi capita di girare molto in Italia e sto notando che molti cristiani stanno vivendo un Cristianesimo “con le finestre chiuse”.

Daniele “apparteneva” a Gerusalemme, non a Babilonia. Noi siamo agenti di trasformazione. La Chiesa è il volto umano del Regno di Dio.

Daniele, a motivo di questa sua perseveranza nel pregare, era stato preso e buttato nella fossa dei leoni, ma i leoni non lo avevano mangiato. Perché? Perché i leoni appartenevano a Babilonia, la carne di Daniele, invece, non apparteneva a Babilonia, ma ad Israele, proprio perché lui aveva scelto di non contaminarsi.

 

Redazione a cura di Francesco Rossi

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