Anche la nostra lingua è stata santificata #Fratello Riccardo Garofalo
Giovanni 6: 66-68 ci riporta le parole di Gesù che invitava i Suoi a cibarsi della Sua carne e del Suo sangue.
Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. 67 Allora Gesù disse ai dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68 E Simon Pietro gli rispose: «Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna.
Molti sentono che quelle parole erano “dure” e si tirano indietro, ma Pietro riconosce che solo Gesù aveva “parole di vita eterna”. Non dice “tu sei la vita eterna” o cose del genere, ma dice “solo tu hai parole di vita eterna”. “Parole di vita eterna”: questo dimostra il cuore di Pietro che, per la prima volta, venendo da un contesto del mondo, si trova davanti ad una persona che, qualunque cosa facesse, aveva parole di vita eterna. Pietro probabilmente aveva conosciuto il mondo, le delusioni del mondo e le parole delle persone del mondo e riconosce che Gesù era diverso: che le Sue parole erano diverse. Parole di correzione, parole filtrate dall’amore, dalla misericordia e dalla grazia.
Sappiamo che il ministero di Gesù è stato un ministero perfetto, fatto non solo di insegnamento, predicazione, ma anche di correzione, disciplina, rimprovero, sempre in totale ubbidienza al Padre.
Questo ci introduce al tema di oggi, che è un tema fondamentale: l’uso della lingua.
L’uso della nostra lingua. Qualunque sia la tua chiamata e la tua funzione nel corpo di Cristo, qualunque sia la nazione o la chiesa che frequenti, qualunque sia il tuo dono, che tu sia un ministro tra i più unti o uno che ha appena ricevuto la salvezza, non sei esente da questa parola. Chi vi parla, per primo, ha dovuto riceverla per se stesso e sicuramente ognuno di noi ha da riconoscere che la propria lingua ha, più o meno spesso, mormorato, sparlato, maledetto, coltivato dicerie, giudizi, e cose del genere. Ciascuno di noi può decidere di ascoltare la Parola e buttarsela alle spalle (questo non ti cambierà), oppure di accettare che essa ci cambi, distruggendo la maledizione che viene dall’uso sbagliato della nostra lingua e rientrando, così, nella benedizione.
Vediamo cosa dice Giacomo 1:26.
Se qualcuno fra voi pensa di essere religioso, ma non tiene a freno la sua lingua, certamente egli inganna il suo cuore, la religione di quel tale è vana.
Per “religioso”, qui intendiamo “spirituale”. Se non sai tenere a freno la tua lingua, sei tu stesso che ti stai ingannando. La Parola ti dice che puoi essere qui in chiesa, predicare, insegnare, evangelizzare, essere sempre presente e fedele, ma vanificare tutto questo per via della lingua che va verso un’altra direzione! Dio stesso ci ammonisce, attraverso questa parola ed è una parola di vita che ci arriva oggi!
Se usi la tua lingua per la carne, per mentire, per ferire, vanifichi tutto!
Diversi anni fa, l’Apostolo Beniamino disse che la maturità di un credente si vede dall’uso della lingua.
Andiamo al capitolo 3 di Giacomo, dal versetto 1 al 3.
Fratelli miei, non siate in molti a far da maestri, sapendo che ne riceveremo un più severo giudizio, 2 poiché tutti manchiamo in molte cose. Se uno non sbaglia nel parlare, è un uomo perfetto, ed è pure capace di tenere a freno tutto il corpo. 3 Ecco, noi mettiamo il freno nella bocca dei cavalli, perché ci ubbidiscano, e così possiamo guidare tutto il loro corpo.
Qui, il significato di “perfetto” è “maturo”, un uomo capace di tenere a freno il proprio corpo, a cominciare dalla propria lingua. Se sei capace di tenere a freno la lingua, sarai capace di tenere a freno tutto il corpo.
Proseguiamo nella lettura della Parola che ci fa alcuni esempi, dal verso 3.
Ecco, noi mettiamo il freno nella bocca dei cavalli, perché ci ubbidiscano, e così possiamo guidare tutto il loro corpo. 4 Ecco, anche le navi, benché siano tanto grandi e siano spinte da forti venti, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole il timoniere. 5 Così anche la lingua è un piccolo membro, ma si vanta di grandi cose. Considerate come un piccolo fuoco incendi una grande foresta! 6Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità. Posta com’è fra le nostre membra, la lingua contamina tutto il corpo, infiamma il corso della vita ed è infiammata dalla Geenna.
Il cavallo, ad esempio, va guidato attraverso il “morso”. Le navi, pur grandi e maestose, sono guidate da un timone che è – rispetto ad esse – assai piccolo. La lingua è un piccolo organo che si vanta di grandi cose: spesso, un piccolo fuoco incendia intere foreste. È sufficiente che, in mezzo ad una intera comunità, ci siano poche persone che si lasciano prendere e tutto va in distruzione.
La Scrittura ci presenta la lingua non domata come un fuoco e la definisce “il mondo dell’iniquità”. Cosa ci dice la Scrittura? Ci dice che la lingua ha il potere di guidarci andando a scavalcare ed eludere la guida dello Spirito Santo, la guida di Dio o quella del migliore dei conduttori. Attraverso la tua lingua, anche se hai la guida dello Spirito Santo, puoi andare per una strada diversa. Questo riguarda tutti noi!
Continuiamo dal verso 7 al verso 12 di Giacomo 3.
Infatti ogni sorta di bestie, di uccelli, di rettili e di animali marini può essere domata, ed è stata domata dalla razza umana, 8 ma la lingua nessun uomo la può domare; è un male che non si può frenare, è piena di veleno mortifero. 9 Con essa benediciamo Dio e Padre, e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio. 10 Dalla stessa bocca esce benedizione e maledizione. Fratelli miei, le cose non devono andare così. 11 La fonte emette forse dalla stessa apertura il dolce e l’amaro? 12 Può, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? Così nessuna fonte può dare acqua salata e acqua dolce.
Quante volte abbiamo sentito e visto persone, anche qui in chiesa, epitetarsi come “stupidi”, “imbecilli” o cose peggiori? Attenzione, perché non stiamo parlando di parole di disprezzo rivolte alle azioni di alcune persone, ma direttamente indirizzate alla persona ed è molto diverso! Farebbe così Gesù? Avrebbe per noi queste parole di disprezzo? No di certo!
Giacomo ci ammonisce in modo molto chiaro. Dio Padre, attraverso questa parola, vuole correggerci, perché nella correzione di Dio c’è amore puro e del resto, che Padre sarebbe se non ci correggesse?
Domandiamoci se Dio possa – oltre a darci parole di incoraggiamento ed apprezzamento – correggerci quando sbagliamo? Questa Parola sarà dura per chi non vuole cambiare, ma per chi ama ricevere direzione da Dio, essa è un balsamo ed una benedizione. L’intento del Padre, questa mattina, è quello di farci capire cosa dobbiamo fare e non fare per rientrare nella benedizione. Se accogliamo l’appello di Dio, possiamo rientrare nella benedizione. Se il mio comportamento mi fa uscire dalla benedizione, ecco che l’ammonimento e la correzione del Padre è una cosa per me preziosa!
Lo Spirito ti attesta il tuo essere figlio e la Bibbia ci fa sapere quali siano i segni che accompagnano coloro che hanno creduto: anche questi segni sono, dunque, una ulteriore attestazione del tuo essere figlio di Dio. Cos’altro ce lo attesta? La Bibbia ci dice che Dio corregge coloro che riconosce come figli. Dio non corregge chi non Gli abbia dato l’autorità di farlo: il Padre corregge solo i figli. Se senti lo Spirito Santo che stride dentro di te, stai sentendo la correzione del Padre e stai vivendo un’esperienza di figlio di Dio!Ecco perché dobbiamo preferire ricevere correzione da Dio: perché se non ci correggesse, vorrebbe dire che non siamo figli! Attenzione, non parliamo di correzione carnale, ma di correzione biblica, effettuata per amore di Gesù, priva di interessi personali o di posizione!
Riflettiamo su quali siano le cose che ha portato la lingua malvagia in questo mondo. Sulle strade, nei condomini, fuori dai locali, spesso basta una parola di troppo per sfociare nella tragedia. Sono fatti di cronaca quotidiani e tutti noi ci troviamo, ogni giorno, sulle strade, con persone che ci tagliano la strada o cose del genere. Questo ci fa ricordare che l’uso sbagliato della nostra lingua può portare distruzione. Ecco perché Dio vuole che, tra di noi, le cose non funzionino così e vuole che ci siano tra di noi parole di correzione biblica!
Prendiamo Matteo 12, dal verso 33, in cui leggiamo le parole di Gesù ai farisei e dice loro che non è la bocca a dover essere pulita, ma il cuore.
«O fate l’albero buono e il suo frutto sarà buono, o fate l’albero malvagio e il suo frutto sarà malvagio; infatti l’albero lo si conosce dal frutto. 34 Razza di vipere! Come potete dir cose buone, essendo malvagi? Poiché la bocca parla dall’abbondanza del cuore. 35 L’uomo buono dal buon tesoro del cuore trae cose buone; ma l’uomo malvagio dal suo malvagio tesoro trae cose malvagie.
Se siamo incauti con la nostra lingua (mormorii, critiche, pettegolezzi, ecc.) quello che la bocca manifesta è un problema nel cuore! Dio vuole estirpare quella radice di male nel nostro cuore e guarirci!
In Matteo 12: 36-37, leggiamo ancora le parole di Gesù che ci ricorda che di ogni parola inutile, dovremo rendere conto.
36 Or io dico che nel giorno del giudizio gli uomini renderanno conto di ogni parola oziosa che avranno detta. 37 Poiché in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato».
Le nostre parole non cadono mai a vuoto, per questo è importante cambiare il nostro modo di parlare! Non saremo perfetti, va bene, ma possiamo tendere alla perfezione! Con l’aiuto dello Spirito Santo possiamo farlo!
Riprendiamo Giacomo 3 che ci ricorda che con la lingua si benedice e maledice. La parola greca usata per maledizione significa “demolire, abbattere qualcuno, denunciare come malvagio”. Se questo è maldicenza, vediamo adesso cosa non lo è. Se io vado dal mio fratello che ha la responsabilità di portare avanti una riunione in casa e gli parlo di qualcosa che non va in una persona che frequenta la sua riunione, non sto portando avanti una maldicenza, ma sto facendo quello che è il mio dovere nel collaborare ad affrontare e risolvere un problema. Non è maledizione il prendersi in giro, bonariamente, per motivi di scherzo, con un cuore puro e senza l’intento di additare qualcuno. Non è maledizione l’ammonirsi biblicamente. Ovviamente, bisogna avere discernimento in questo, ma è la Parola che parla di ammonimento reciproco. Anche attraverso l’ammonimento del fratello o della sorella che ti sta accanto puoi ricevere la potenza di Dio nella tua vita, magari non lo facciamo perché pensiamo che le persone possano offendersi, e certamente ci vuole maturità.
Proverbi 26:20 ci ricorda che quando la legna manca, il fuoco si spegne e quando non c’è maldicenza e la contesa finiscono. Le contese nascono spesso da maldicenze.
Quando manca la legna, il fuoco si spegne; e quando non c’è maldicente, la disputa cessa.
I Pietro 3, dal verso 9, ci invita a non rendere male per male, ma a benedire: benedire per ereditare la benedizione!
non rendendo male per male od oltraggio per oltraggio ma, al contrario, benedite, sapendo che a questo siete stati chiamati, affinché ereditiate la benedizione.
Se credo in Gesù e voglio la Sua benedizione, la strada è segnata: devo trattenere la mia bocca e benedire, non maledire! Ogni mattina, preghiamo chiedendo protezione, benedizioni, e via dicendo, ma la risposta del Signore quale è? Dio Padre ci conferma la propria intenzione di benedirci e nel farlo ci invita a trattenere la lingua dal male e benedire, invece che maledire! Comprendiamo, dunque, che questa Parola, apparentemente dura, ci indica una strada! Pietro, sta parlando a persona salvate, parla a noi tutti. Spesso non amiamo la vita, perché ci mettiamo in situazioni che abbiamo reso negative con la nostra bocca e con le nostre azioni. Talvolta, ci mettiamo nei guai attraverso il peccato.
Efesini 4, dal verso 25 al 32, ci riporta una serie di esortazioni fondamentali.
Perciò, messa da parte la menzogna, ciascuno dica la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri. 26 Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sul vostro cruccio; 27 e non date luogo al diavolo. 28 Chi rubava non rubi più, ma piuttosto si affatichi facendo qualche buona opera con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a chi è nel bisogno. 29 Nessuna parola malvagia esca dalla vostra bocca, ma se ne avete una buona per l’edificazione, secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a quelli che ascoltano. 30 E non contristate lo Spirito Santo di Dio, col quale siete stati sigillati per il giorno della redenzione. 31 Sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, tumulto e maldicenza con ogni malizia. 32 Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo.
Ci è permesso di arrabbiarci, ma non di peccare. Quando usiamo male la nostra lingua, diamo luogo al diavolo!
Il contristare lo Spirito Santo è inserito in questo contesto in cui si parla del cattivo uso della nostra lingua. Se crescessimo nel benedirci l’un l’altro, che potenza ci sarebbe nel nostro mezzo?! Lo Spirito Santo non avrebbe alcuna limitazione, non sarebbe in alcun modo limitato! Se marito e moglie non fanno che ricordarsi vicendevolmente l’uno i difetti dell’altra, che atmosfera si crea in quella casa? Le parole creano una atmosfera che può essere pesante o meno e dipende dalle parole che sono state pronunciate. Le parole producono, creano atmosfera, lo vediamo con la lode e questo ci fa capire che se prendiamo la decisione di crescere nel nostro parlare, possiamo vedere cose molto più grandi! La benedizione, del resto, è comandata nell’unità! Se permettiamo a Dio di correggerci, la Sua potenza si manifesterà nel nostro mezzo in modo illimitato, cioè senza l’ostacolo delle limitazioni che speso noi poniamo.
Quanto è bella la gentilezza?! Dio ci tratterà sempre in modo gentile e se ci piace la gentilezza che riceviamo da Gesù, perché non dovremmo trafficarla! Pensiamo alla frasi meravigliose che, in occasione dei compleanni, ci rivolgiamo l’uno con l’altro: è proprio necessario aspettare il giorno del compleanno per pronunciare parole del genere? Con una parola di benedizione, tu puoi dare ad una persona la forza di prendere a calci il diavolo e perché mai dovremmo limitare questa benedizione ad un giorno solo l’anno?!
Giacomo 3:8 ci parla di una lingua che nessun uomo può domare. Solo Dio può farlo. Lo Spirito Santo può domare la nostra lingua, ma noi dobbiamo darGli autorità, permettendoGli di aiutarci in questo, liberandoci, guarendo il nostro cuore perché possiamo usare la nostra lingua secondo ciò che è il meglio per noi! Gloria a Dio per questo!
Isaia 6: 1-7
Nell’anno della morte del re Uzziah, io vidi il Signore assiso sopra un trono alto ed elevato, e i lembi del suo manto riempivano il tempio. 2 Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno di essi aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. 3 L’uno gridava all’altro e diceva: «Santo, santo, santo è l’Eterno degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria». 4 Gli stipiti della porta furono scossi dalla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempì di fumo. 5 Allora io dissi: «Ahimé! Io sono perduto, perché sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; eppure i miei occhi hanno visto il Re, l’Eterno degli eserciti». 6 Allora uno dei serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, che aveva preso con le molle dall’altare. 7 Con esso mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, la tua iniquità è rimossa e il tuo peccato è espiato».
Isaia “vide” il Signore, stette alla Sua presenza ed il fumo è segno di quella presenza. Isaia riconosce di essere un uomo dalle labbra impure che viveva in mezzo ad un popolo dalle labbra impure: ed era Isaia! Il profeta riconosce di avere bisogno di aiuto e purificazione alla presenza di Dio e permette a Dio di operare. Non è possibile stare vicini a Gesù, pregare e rimanere gli stessi e usare la nostra lingua per il diavolo, perché la presenza di Gesù deve permettere a noi di avere parole di vita eterna verso le persone. Attraverso la potenza dello Spirito Santo possiamo diventare agenti salvifici per gli altri!
Redazione a cura di Fabio Pecoraro