Ricordare il rhema di Dio #Pastore Giovanni Di Sano
Dio ha messo un potenziale bellissimo dentro di noi: puoi dirlo alla persona accanto a te!
Prendiamo Marco 9:14-29.
Mi sono interrogato sul perché alcune cose per le quali preghiamo non avvengono nel tempo in cui non pensiamo.
Gesù, nel passo di cui si legge poco prima nello stesso capitolo, si era appartato con tre dei suoi discepoli che gli erano più vicini e in quel momento era stato trasfigurato.
Tornato in mezzo agli altri, Gesù incontra un uomo che gli chiede se avesse potuto fare quello che i discepoli non avevano potuto fare e la risposta di Gesù ci parla di fede unita alla rivelazione: “Ogni cosa è possibile per chi crede”.
I discepoli stavano discutendo tra loro e Gesù si avvicina e chiede loro di cosa stessero discutendo.
Nel momento in cui il ragazzino fu portato vicino a Gesù gli attacchi non si indebolirono, anzi aumentarono!
Il padre chiese a Gesù di sovvenire alla propria incredulità: alcune volte crediamo, ma c’è una parte che non crede e dobbiamo ammetterlo, perché abbiamo bisogno che il nostro credere sia sostenuto dal rhema.
I discepoli chiedono a Gesù, in privato, la ragione per la quale non erano riusciti a scacciare quel demone.
La risposta di Gesù parla di preghiera e digiuno.
Prendiamo Efesini 1.3. Abbiamo fin qui visto che, spesso, il problema è il credere e che alcune volte dobbiamo trovare la strada per comprendere in che modo credere.
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Ci ha già benedetti: è una cosa già fatta. Sottolineate la parola spirituale perché tutto ha un prima nel mondo spirituale (in Giovanni, la Bibbia ci dice che tutto è stato fatto per mezzo della Parola). La tua benedizione, già preparata da Dio, si trova in un luogo spirituale ed è già pronta. Un luogo a cui accedi solo attraverso lo spirito.
In II Pietro 1:3 leggiamo
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Le due parole vita e pietà significano, rispettivamente, tutto quello che ha a che fare con la vita naturale sulla terra, mentre la seconda ci parla di vita spirituale.
Quale è il mezzo attraverso cui otteniamo queste cose?
Per mezzo della conoscenza (per rivelazione) di colui che ci ha chiamati …
In altre parole, in una regione dello spirito a cui accediamo spiritualmente, si trovano le risposte che Dio ha già preparato per ciascuno di noi.
Può mai accadere che qualcosa che Dio dice non avvenga? No. Perché no?
Perché quel che Dio dice è detto attraverso la fede e non può non avvenire. Dio, certamente, fa le cose dalla propria divinità, ma poiché crea attraverso la Parola, il suo creare è un creare che ha come mezzo la fede. Dio “dice” con fede.
Quando pronunciamo la Parola di Dio dobbiamo tenere conto che mai Dio farà cadere a vuoto la propria Parola, ma attenzione non parliamo del Logos, ma del rhema. Il rhema è la rivelazione che esce dalla tua bocca e che hai ricevuto dallo Spirito Santo. I remata che Dio ci dà devono essere dichiarati con fede!
Tra una persona benedetta ed una che non lo è la sola differenza è il grado di rivelazione che hanno della benedizione che Dio ha rilasciato sulla loro vita.
In Luca 15:11-32 troviamo l’episodio ben noto del figlio prodigo. Entrambi i fratelli, pur essendo nella casa del padre, pur godendo della medesima eredità, non avevano intimità con il padre. Il primo perché aveva desideri contigui al mondo e ad un certo punto seguì quei desideri, allontanandosi dalla presenza del padre che avrebbe potuto rispondere ai suoi bisogni. La Bibbia dice che alla presenza del Padre c’è gioia a sazietà (Salmo 16:11), ma quando non andiamo a cercare alla Sua presenza la nostra specifica gioia, stiamo implicitamente dicendo che non crediamo a quel versetto. Ma il punto è che quel versetto dice la verità, perché è stato ispirato a Davide dallo Spirito Santo! Alla presenza di Dio c’è abbondanza di gioia.
L’altro figlio era un legalista: voleva piacere al padre con i propri sforzi e si privava di alcune cose per compiacere il padre.
Nessuno di questi due figli non avevano intimità di chi fosse il padre.
Abbiamo la responsabilità di conoscere il motivo profondo per cui veniamo in chiesa: sperimentando l’intimità con il Padre!
Quale è il modello di figlio perfetto? Certamente Gesù e nell’AT lo è Isacco, pienamente fiducioso nel padre. Isacco aveva sentito che il padre aveva detto ai servi “andremo, lo adoreremo e ritorneremo”(Genesi 22:5). Allo stesso modo ed anzi molto di più, Gesù ha avuto sempre piena fiducia verso il padre: fiducia nelle cose che il Padre Gli aveva detto.
Giovanni 15:7 dice:
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Non dice “se io dimoro in voi…”: dimorare ha a che fare con la relazione, con l’intimità. Tutte le volte che penso a Gesù nel Getsemani, mi rendo conto che, nel momento della difficoltà, il Figlio si rivolge a Dio chiamandoLo “papino”.
Isaia 55:10-11 sostiene tutto quello che abbiamo detto:
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Le parole rhemata che escono dalla bocca di Dio non possono fallire mai! Come le ricevo? Alla presenza di Dio e nell’intimità con Lui. Forse ti sembrava che bastasse leggere la Scrittura e dichiararla, ma c’è di più di questo! La tua vita spirituale deve dipendere anche da quello che lo Spirito santo ti rivela nell’intimità con Dio perché quella parola è quella che si realizza nella tua vita!
Galati 4:6
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Dio ha dato a tutti i propri figli lo stesso Spirito di Gesù perché ciascuno di essi potesse gridare “Abba, padre!”.
Quali sono i nemici dell’intimità?
I senso di colpa: quando ti senti in colpa, anche con Dio, fai finta di non vederLo.
Il senso di condanna: se ti senti condannato da qualcuno, non cercherai intimità con quella persona e questo vale anche con Dio.
la vergogna: essa blocca la tua intimità con Dio.
Il nemico sa che, appena uscita dalla bocca Dio, una certa parola si deve realizzare: ecco perché fa in modo che tu non senta dalla bocca di Dio quella specifica parola. Come fa? Con il senso di colpa, di condanna, di vergogna. Ma anche con i pensieri. Quando avrà bloccato la tua intimità con Dio, il nemico avrà impedito che tu riceva da Dio le parole rhemata.
Quando ascolti una Parola dal Signore, pensi che il nemico resti a non fare niente? Spesso, davanti ad un problema, partiamo subito a dare la responsabilità a Dio: mai che ci capitasse di prendercela subito con chi certamente si oppone a Dio e che non rimane mai inoperoso.
In Marco 4, dal verso 1 al verso 20, leggiamo una parabola che è la prima che Gesù spiega ai discepoli. In qualche maniera essa è la chiave per comprendere tutte le altre.
1-10
Anche qui, i discepoli aspettano di essere soli…
11-14
Cioè Dio.
15-20
Quindi non ci vuole solo il seme, occorre anche il buon terreno e la giusta atmosfera! Gesù sta dicendo loro che quando Dio pronuncia il rhema nell’intimità con te, satana non rimane inoperoso e dobbiamo preparare il giusto terreno in cui il seme produce frutto. La cosa grandiosa è che non sono cose che dobbiamo fare da soli, anzi non sono cose che dobbiamo fare noi, ma che lo Spirito Santo vuol fare, sovvenendo ad ogni nostra debolezza.
Satana ha il potere di tentare, ingannare e perseguitare.
Dobbiamo diventare “intentabili” realizzando che le cose con cui satana ci tenta possiamo trovarle in Dio.
Eva fu ingannata: l’inganno parte sempre dalla prospettazione di una altra verità. Se credi all’altra verità che ti ha proposto, sei stato già portato dentro l’inganno. Ovviamente, non ci si accorge di essere ingannati, altrimenti che inganno sarebbe? Quale è il rimedio? Sottomettersi all’autorità di qualcuno: ci vuole sempre un’autorità per uscire da un inganno.
Come fa il nemico a perseguitarti? Innanzi tutto stiamo parlando di persecuzione a motivo della Parola. La finalità di essa è che tu non predichi più la Parola, ma cosa fecero i discepoli quando furono perseguitati a motivo della Parola? Chiesero a Dio maggiore franchezza (Atti 4:29)!
In Marco 4, dal versetto 35 leggiamo che “in quello stesso giorno…” in cui i discepoli avevano ricevuto un insegnamento importantissimo, il seminatore uscì ed andò a seminare. I discepoli si misero in barca con Gesù, ma durante la notte venne la tempesta ed essa mette paura tra i discepoli. Ma la paura e la fede non possono coesistere: devi comprendere che la paura deve andare via attraverso la rivelazione dell’amore perfetto di Dio che caccia via la paura. Gesù aveva rivelazione di questo e sapeva che mai il Padre lo avrebbe fatto morire su quella barca: era una consapevolezza che avrebbero potuto avere anche i discepoli.
Se ci sono ancora paure nella nostra vita, vuol dire che c’è un livello di rivelazione dell’amore di Dio che dobbiamo ancora scoprire. Del resto non è un amore che possiamo comprendere una volta per sempre: lo Spirito Santo lavora di continuo, attraverso rivelazioni quotidiane!
L’assenza di paura provoca in noi una fede che supera ogni circostanza.
Pensiamo agli amici del paralitico che, non riuscendo ad entrare nella casa dove Gesù era, non riuscendo ad entrare dalla porta, dalle finestre, salirono sul tetto e lo scoperchiarono, calando dall’alto l’amico nel suo lettuccio. La loro fede andò oltre.
Quanti di noi siamo ancora condotti dalla paura? Quante volte diciamo “…e se Dio non lo fa?”. Ecco, se hai un dubbio, non stai camminando su un rhema.
Rhema che parte dall’intimità e intimità che scaturisce dalla consapevolezza di essere figlio.
Redazione a cura di Fabio Pecoraro